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182. A Pietro Giordani.
recanati 19. feb. 1819

Risponderò con una alle vostre carissime dei 3 e dei 5, e prima vi ringrazierò della amorevolezza con cui parlate delle mie Can- zoni, p[er] la quale mi crescerebbe l’obbligo ch’io vi ho, se potesse crescere. Ma essendo arrivato al sommo, non può più crescere. Solamente può radicarsi e fortificarsi da vantaggio p[er] durare, come durerà, eternamente. Risposi il 12 di questo alla vostra dell’ultimo del passato. Quella dei 3 del corrente è arrivata in tempo perch’io non vi dessi altro impaccio di spedir copia delle Canzoni a Milano p[er] voi come vi diceva. L’occasione più sicura di farvene avere ch’io vi accennava, sarà fra pochi giorni, ma non so s’io me ne prevarrò p[er] molestarvi con qualche altra copia legata e corretta. Vi scrissi la cagione che m’impediva di esercitarvi la pazienza coll’informarvi, secondo che volevate, dei miei disegni d’opere in prosa. In quello ch’appartiene alla prosa italiana in genere, i pochi pensieri che ho concepiti sono ancora indigesti e disordinati, in maniera che non potrei met- tergli in carta senza studio, come ho proposto di fare in un trat- tato Della condizione presente delle lettere italiane,1 che dovrebb’essere il fondamento e la norma di qualunque cosa m’av- venisse poi di comporre. Ma sarebbe opera di gran fatica, e infi- nite letture anche di libri stranieri, e molti paragoni, e però da non poterci metter mano così presto, lasciando poi stare che vorrebbe altro ingegno. L’Apologià di Lorenzino de’ Medici colla Vita del Giacomini, voglio vedere di proccurarmela in tutti i mo- di. Lio gran voglia di leggerla; segno che probabilmente non mi verrà fatto. Qtiei versi nella strofe sesta della seconda canzone, Mostrar chi si rincora Il mal eh’ e’ fia gran che, s’udendo il credi?2 m’accorgo bene che debbono essere oscurissimi quando a voi non è bastato l’animo d’intenderli. Errore di stampa c’era effet-