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fra lontani, quei rarissimi ingegni che sostenendo in questa misera età l’ultimo avanzo della gloria italiana, dànno speranza di vederla fors’anche per loro aiuto riaversi e tornare in fiore. Com- piacendo al qual desiderio, e prendendo cuore di scriverle e aggiungere l’impaccio d’una mia stampa,1 se l’avrò molestata, la prego e spero che voglia perdonarmi considerando la cagione di questa noia, ch’è stata la sua fama. E par conveniente che quella ch’è il frutto delle fatiche e dei sudori de’ magnanimi, faccia tollerabili gli effetti suoi quando anche sieno rincresce- voli per se stessi. Ora s’Ella scuserà la mia presunzione di venirle innanzi spontaneamente con un dono sì povero, e non si chia- merà oltraggiata dell’offerta della mia servitù, mostrerà che non le dispiaccia che insieme colla sua riputazione si sparga fra gli uomini il desiderio di conoscerla in modo particolare, e farle ossequio proprio e distinto da quello che le rende l’universale della nazione. Ed io che già l’era obbligato oltremodo, e anche rispettosamente affezionato come italiano, avrò per l’avanti la consolazione d’esserle più specialmente

Dmo e Obblmo S.rc
Giacomo Leopardi

Recanati 12 Febbraio 1819

178. Ad Angelo Mai.
Recanati 15 Febbraio 1819.

Pregiatissimo Signore Nè le sue occupazioni son tali che le lascino tempo da spen- dere in commerci inutili, nè io son quello che possa frastornarla piacevolmente colle mie lettere. Perciò, standomi a cuore infi- nitamente di conservarmi come e più che un tesoro la sua bene- volenza, tuttavia non ardisco provocarla a darmene verun segno oltre ai passati, fuorché sopravvenendo qualche opportunità, conforme è questa di un libriccino1 che m’è occorso di pubbli- care, e che ho voluto mandarle solamente per ritornarmele alla