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a lodare, ella è stata esaltata con tante e tante lodi, e voi ammirato con tanta venerazione, che a Dante non si potrebbe di più. Pareano veramente fuor di se stessi; e infiammati dentro da quel fuoco poten- tissimo che vi fece abile a scriverle. Però io vorrei pregarvi che non gittaste le stampe; ma aveste pazienza di correggerle attentamente a mano; e le mandaste attorno, e specialmente a quelle persone che in altra mia v’inclicai: perchè nè voi dovete più rimanere così mezzo sco- nosciuto; e a fare un gran romore per tutta Italia, bastano queste due miracolose canzoni. Anche mi piacerebbe che poi vi applicaste a ordi- nare un raccolto di tante vostre operette bellissime; che pur bisogne- rebbe darle fuora. Mio caro, voi da cotesta solitudine che vi ha for- mato sì grande uscirete e col nome e colla persona grande e maestoso, come un Sole. Non dubitate. Nella seconda Canzone strofa 6. non posso cogliere il senso dei versi 12. e 13.1 Sono male stampati? mandatemi la vera lezione; o fatemeli capire, se già sono bene stampati. Oh mio Giacomino, che grande e stupendo uomo siete voi già? quale onore, e forse ancora quanto bene siete destinato a fare alla nostra povera Madre Italia! Coraggio, corag- gio. Abbracciatevi per me carissimamente col nostro Carlino: ricor- datemi alla gentile Paolina; ma prima al Papà e la Mamma. Io vi abbrac- cio con vera devozione, come un sacrosanto ingegno, e un amabilissimo. Addio addio. Fra le molte copie che dovete distribuire delle canzoni, mandatene una al Chiarissimo Professore Giuseppe Montani - Lodi. - Ditegli che ve l’ho detto io. E proprio degnissimo di leggervi e di amarvi. Fate anche una cosa a modo mio: quando sarete conosciuto da tutto il mondo (che sarà presto) allora gittate via (come fece l’Alfieri) quel titolo di Conte, che nulla serve ad un nome celebre. Ma per ora vorrei che tutti venissero sapendo che tanta altezza e grandezza d’ingegno e di studi si trova pure in un Conte.2 Ai bravi è una consolazione tro- vare un nume tra tante bestie: appo i coglioni mette in qualche cre- dito gli studi il vedere che un Conte non se ne sdegna. Fate a modo mio. P. S. Oh la è una cosa grande, giacomino mio, e che non finisce mai. Le vostre canzoni girano per questa città come fuoco elettrico: tutti le vogliono, tutti ne sono invasati. Non ho mai (mai mai) veduto nè poesia nè prosa, nè cosa alcuna d’ingegno tanto ammirata ed esal- tata. Si esclama di voi, come di un miracolo. Capisco che questo mio povero paese non è l’ultimo del mondo, poiché pur conosce il bello e raro. Oh fui pure sciocco io quando (conoscendovi anche poco) vi