Avranno la licenza per leggere i libri proibiti, quando si prende-
ranno l’incommodo di mandarmi una minuta della petizione,4 indi-
cando l’età, ed i studi fatti, a scanso di equivoci. Potrà farlo nella mede-
sima lettera che mi scrive, nella pagina posteriore.
Farà la grazia d’ossequiare da mia parte tutti li Signori di Sua casa
ed in specie il Suo sig. fratello. Mi onori de’ Suoi comandi una volta,
e mi creda Suo U.mo D.mo Obb.mo Servo Natanaele Fucili.
Piacenza 3. febraio [1819] |
Mio carissimo Giacomino. L’altro dì risposi all’ultima vostra 18.
gennaio. Stamane mi arrivano i tanto sospirati versi. Ve ne avviso
subito, perchè non dobbiate avere altra sollecitudine di mandarmeli;
e perchè siate ringraziato del grandissimo piacere che ho provato leg-
gendo. Oh nobilissima e altissima e fortissima anima! Così, e non altri-
menti vorrei la lirica. Macte animo, mio carissimo giacomino. Non
dubitate; con tale ingegno non potrete rimanere oscuro, nè sempre
sfortunato. I lo scritto a Perticari e a Borghesi per voi. Abbracciatemi
affettuosissimamente Carlino; salutatemi caramente Paolina: voglia-
temi sempre bene. Addio addio. Scrivetemi (vi supplico) molto diste-
samente sulla prosa italiana: lo desidero molto. Avete mai letta l’Apo-
logià di Lorenzino de’ Medici? Per me quella brevissima scrittura è
la sola cosa eloquente che abbia la nostra lingua. Procuratevela da
Lucca; dove a mia petizione fu stampata in fondo alla «vita del Gia-
comini scritta da Iacopo Nardi».1
Piacenza 5. Febraio [1819] |
Giacomino mio. Vi scrissi l’altro dì, avvisandovi l’arrivo finalmente
delle canzoni, e com’elle m’erano riuscite stupende. Ma oggi voglio
partecipare con voi una consolazione che ho sentita grandissima: per-
chè avendo mostrata quella poesia a diversi, ed intelligenti, e non facili