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165. A Francesco Cancellieri.
[Recanati n Gennaio 1819]

Veneratiss. Sig. Pròne ed Amico Poche ore dopo averle spedita la mia degli 8 del corrente, colla quale mi dispiace d’averla inutilmente incomodata, rice- vetti la sua gentilissima dei 6. piena di sentimenti capaci di con- fondere qualunque persona molto più degna di me, ed insieme il libro ch’Ella si compiace di donarmi, e le due copie della stampa emendata da Lei con sì penosa diligenza, in somma tanti e tali favori ch’io non so donde incominciare per ringraziarla. Se non che mi sembra che il maggiore essendo il dono del suo libro, mi convenga ringraziarla principalmente di questo, aggiungendo che non ho voluto tardare un moménto a leggerlo, per arric- chirmi delle infinite cognizioni, ch’Ella sparge in questa come nelle altre sue opere con abbondanza e dovizia del tutto nuova e senza esempio. Ella scherza quando antepone le mie povere Odi al suo libro, al quale se fossero solamente poco inferiori, come per lo contrario lo sono di grandissima lunga, si dovreb- bero lusingare d’acquistar fama chiara e durevole al loro autore. Se io dovessi riprendere alcuna cosa nel suo scritto, sarebbe la macchia ch’Ella ha voluto fare ad una pagina coll’inserirvi il mio nome; e similmente dovrei condannare quelle espressioni della sua lettera che le ha suggerite una somma, e dirò anche strabocchevole cordialità, dove però se riprendo il giudizio, lodo e ringrazio caldamente la benignità che negli animi ben fatti, spesso offusca il giudizio lodevolmente. Ed io non posso se non raccomandarmi a questa stessa benignità, perchè mi perdoni se la soprabbondanza dei benefici mi toglie i mezzi di renderle gra- zie proporzionate. Ma se mi toglie i mezzi di ciò, non mi toglie il desiderio di mostrarmele grato e di corrispondere il meglio ch’io sappia, nè quella ardentissima riconoscenza che mi farà essere costantemente fin ch’io viva, quale sono presentemente,