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bile la nostra pace: ed amiamoci sempre senza dubbii, senza querele: e in ogni caso siano bestemmiate le poste maledette, nè mai si dubiti della fede e dell’amore tra noi. In mezzo alla vostra rea fortuna reputo ancora il minor male che vi manchino libri moderni, poiché sapete con tanto animo immergervi ne’ classici. E ben vorrei che mi aveste mantenuto la promessa fat- tami nella lettera 27. novembre (poiché dovete abondare d’ozio) di spiegarmi i vostri disegni circa il creare di nuovo l'interno e l’esterno della nostra prosa: perchè io già sono in tutto della vostra opinione; e vedrei molto volentieri confermarla dalle vostre ragioni: e son certo certissimo che voi un qualche dì la confermerete anche meglio col fatto de’ vostri propri scritti. La vostra 9. novembre mi giunse; e io vi risposi. Mi duole assai, e vedo bisognarvi tutta la vostra costanza, per la mala riuscita di quelle speranze che si avevano di Roma. E nondimeno conviene perseverare; perchè parmi che nè altrove possiate sperare di andare, se non a Roma; e il non uscire un poco di Recanati, sarebbe non vivere. Non credo che Mai s’induca di accettar mai l’offerta Romana. Senza adulazione vi dico, che voi giacomino non siete punto inferiore a qualunque più alto luogo possa darsi all’ingegno e al sapere; ma confesso che la obiezione degli anni è impossibile a vincere: e chi vorrà credere che di 20. anni uno sappia quanto i dottissimi di 40.? Dunque non si può pensare alla Vaticana. Circa al minutare in Segreta- ria, mi fanno ridere le due prime impotenze obiettate, la fisica e la morale. Diamine; non dovete spaccar legne, che ci vogliano le forze di un facchino: quanto alla morale, figuratevi se rispondo. Ma può forse esser vera l’impotenza economica. Ma quando la casa non abbia che darvi, e fintantoché l’impiego non diventi lucroso, non potreste man- tenervi in Roma con un qualche benefizio semplice, con una qualche pensione (delle quali l’attual governo papale è così prodigo)? Il Cardi- nal Mattei che può tanto per far del male, non potrà per far un bene, che infine gli sarebbe gloriosissimo? Circa la facilità mirabile di aver pensioni gratuite dal governo Romano (ma in Roma) ne so esempi curio- sissimi. E poi non si è finalmente attivato (dopo tanti indugi, e dopo quasi una disperazione) il Giornale scientifico e letterario? Questo mi parrebbe ottima occasione. Monsignor Mauri che tanto lo protegge potrebbe ottenervi una pensione, perchè poteste lavorare in Roma nel giornale. Se credete che io debba scriverne a Perticari e a Borghesi (che molto vagliono presso il Mauri) lo farò fervidissimamente; ma non devo farlo, senza vostro consenso.