ed i loro! Deponete per sempre quel volto tetro; alzate quella testa
incurvata; aprite quella bocca, tenacemente chiusa tutte le volte che
state in compagnia dei vostri, o che in compagnia di altri non si parla
di letteratura. Voglio confidarvi che io cessai affatto di più assistere
alla vostra tavola, dacché [sic] mi accorsi che Voi e Carlo ostinatamente
resistevate agli impulsi che vi davo di parlare. Se tanto ributtante riu-
scì a me questo vostro contegno, immaginatevi quanto affligente dovrà
riuscire ai vostri degni genitori, che invece di trovare nella compagnia
dei Figli, tanto colti e letterati, un piacevole divagamento alle proprie
cure, dovran pur troppo trovarvi un continuo pascolo alla più decisa
tristezza.
Quanto vi ho scritto con franca penna è dettato dal vero bene che
vi desidero, ed il motivo renderà scusabile presso voi il mio assunto.
Non temete peraltro che più vi molesti con sì fatte osservazioni, poi-
ché o esse vi convincono, e non ne occorrono altre; o esse son da voi
disprezzate, e non vorrei più gettar tempo e fatiga per meritarmi il
vostro disprezzo.
Vi abbraccio e mi ripeto con sincero attaccamento
Il V.° Affmo Zio
Carlo Antici
Prima che io parli coi miei carissimi Giacomino e Carlino, ai quali
ho pur da dire tante cose, devo salutare e ringraziare infinitamente
la loro cortesissima cd amabile sorellina; che si è degnata ricordarsi
di me, e mandarmi dei saluti; e non permise che io rimanessi in danno,
per quelli che andarono dispersi dalla malignità delle poste, e me li
fece ripetere. Io ho sempre innanzi agli occhi quel suo volto modesto
e soave; ma la voce non so di che color sia, che non credo averne mai
udito tanto da potermene formare idea: e vorrei che mi diceste il nome
di lei. Ma sopratutto ringraziatela molto e molto di questa sua bontà,
della quale io le sarò sempre gratissimo, e sempre le serberò l’obligo
nel cuor mio.
Ora vengo a voi due, miei dolcissimi amici. Sappiate dunque che
il giorno 12. decembre io mi partii per Milano, non tanto per cedere