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vano, e io presentemente leggendo sempre, sto in una totale ignoranza delle cose del mondo letterario. Ma nei Classici greci latini italiani m’immergerò fino alla gola. Se questa non fosse già troppo lunga, vi direi di certi disegni che ho concepiti. Ora vi dirò solamente che quanto più leggo i latini e i greci, tanto più mi s’impiccoliscono i nostri anche degli ottimi secoli, e vedo che non solamente la nostra eloquenza ma la nostra filosofia, e in tutto e p[er] tutto tanto il di fuori quanto il di dentro della nostra prosa, bisogna crearlo. Gran campo, dov’entreremo se non con molta forza, certamente con coraggio e amor di patria. Vogliatemi bene, e non m’uscite più con quelle lagnanze, che dopo che mi avete conosciuto, non sono mica più così facile a perdonarvele. Carlo vi abbraccia, e tutti due vi salutiamo di cuore, e desideriamo che seguitiate a star bene. Addio, addio. Mia sorella mi si raccomanda ch’io vi saluti in nome suo. Già lo feci in quella che s’è smarrita. Ora saputo il caso, ha voluto ch’io ci rimedi in quest’altra.

155. A Francesco Cancellieri.
[Recanati 30 Novembre 1818]

Stimatissimo Sig.rc e Padrone. Quantunque sia molto tempo ch’io non le scrivo, tuttavia, come non mi sono dimenticato delle tante gentilezze che l’è pia- ciuto di praticare verso di me, così non sono mai sazio d’inco- modarla. Con questa sarà un mio piccolo Ms.10,1 il quale desi- derando che si stampi costì, ricorro alla usata benignità di Lei perchè si voglia compiacere di darlo ad imprimere a mie spese. La carta vonei che fosse mezzana, eccetto due o tre copie che bra- merei stampate in carta velina o di simile qualità. Il sesto per rispar- mio di spesa vorrebb'essere di 16 o altro tale, di maniera che la stampa non passasse o passasse di poco un foglio, giacché, com’Ella vedrà, il numero delle pagine non può essere maggiore nè minore di quello ch’è nel Ms.‘°, onde qualunque ampiezza