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fattibile per due ragioni. L’una, che il mio volgarizzamento già fatto essendo inutilissimo, come direbbe non solamente Ella ma chiunque ne leggesse una sola pagina, converrebbe rifarlo tutto quanto da capo. Ora, lasciando stare il contraggenio che tutti sogliono avere a queste tali fatiche, i detti frammenti, secondo ch’io penso e fu parimente opinione del sommo Ennio Quirino Visconti, non sono altro che un vero e formale Estratto o Spo- glio dell’opera grande di Dionigi, fatto ne’ tempi bassi da qual- che studioso che certo fu di pochissima levatura, e fatto per uso suo, e perciò senza nessuna legge, abbreviando mutando ritenendo le stesse parole, mettendo ora una storiella ora una frase ora una sentenza di mano in mano che veniva leggendo e segnando nel suo scartafaccio, come allora si costumava, e se ne hanno parecchi altri esempi. Laonde il tradurre un’opera di questa sorta, non solamente non porterebbe nessuna gloria al traduttore, ma nè anche nessun diletto ai lettori; anzi si può affermare per certo che una traduzione tale non sarebbe letta da veruno: tanto ch’io stimo che poco o nulla potrebbe servire alla sua stessa Collana e a qualunque altra opera che non sia fatta per gli eruditi. L’altra ragione è che io prima dell’anno futuro, come le scrissi nell’altra mia, non posso onninamente nè pur pensare a nessun altro lavoro eccetto quelli che ho fra le mani. Il che, richiedendo l’impresa di V.S. molto maggior prontezza, mi toglie ogni facoltà di soddisfarla anche rispetto all’altra proposta ch’Ella mi fa, di tradurre o emendare qual- che vecchia traduzione di tutta la storia di Dionigi. Oltredi- chè, il primo lavoro, cioè di ritradurre, è troppo vasto, ed io, quando anche mi ci potessi mettere immediatamente, non lo saprei condurre a fine se non dopo lunghissimo tempo. All’al- tro lavoro, cioè di correggere qualche traduzione altrui, cono- sco di essere totalmente disadatto. Con tutto questo, la prego a guardare più tosto ai detti che sono liberi, di quello che al fatto ch’è necessario, vale a dire che quantunque presentemente io non possa contentarla come vorrei, contuttociò mi tenga per disposto a farlo quando io possa, e desideroso di mostrarle il mio buon volere. E mi ripeto con intera e verace stima Recanati 4 Settembre 1818