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143. Di Pietro Giordani.
Bologna 26. agosto [1818J

Perdóno, perdóno, carissimo giacomino; perdonatemi, perdonatemi. Oh come avrei creduto di poter dare disgusto al mio Giacomino! Ma come anco è divenuto possibile che le vostre lettere, le quali non si smarrivano di venirmi cercando per ogni lato di Lombardia, per ogni parte del veneziano, abbiano perduta la strada in casa propria; e non abbiano saputo venire da Recanati a Bologna! e due n’ho perdute: e se non ricevevo questa dei 21., non credevo già voi impazzito, ma ne impazzavo io, non sapendo più persuadermi che il mio Giacomino non mi disamasse; e non potendo pensarne alcuna cagione. Io però vi rin- grazio ora, che parmi di avervi (oh con quanta consolazione!) ricupe- rato, senza mai avervi perduto: e da capo vi prego che mi perdoniate: sarei imperdonabile se avessi dubitato di voi: ma se generalmente non mi rassicuro della razza umana, ho troppe ragioni. Lasciamo le queri- monie. Se non muoio tra pochi dì, tra pochi dì ci vedremo; in princi- pio di Settembre; qualche giorno più tardi che non avrei creduto: mi ritiene grave malattia d’un’amica amabilissima; dalla quale non so allon- tanarmi senza lasciarla incamminata al guarire. Sopportate questo poco indugio con quella bontà che vi fa compatire a’ mali altrui, e giusti- fica chiunque li compatisce. Basterà assai il tempo acciòch’io possa ricevere qui anche una vostra letterina; e io ferventemente la desidero, e istantemente ve la chiedo; perchè voglio esser quieto e sicuro che siavi giunta questa mia a sgombrarvi d’ogni amarezza, e purgare presso voi il mio cordiale affetto. Addio Giacomino dilettissimo: ricordatemi al Signor padre, e al fratello; e vogliatemi bene quanto io vi amo: addio addio senza fine, e con tutta l’anima. Addio.

144. A Pietro Giordani.
Recanati 31 Agosto. [1818]

Vi perdono, o Carissimo, che non avendomi ancora veduto, nè perciò conosciuto bene, abbiate dubitato ch’io non fossi stanco d’amarvi: giacché sono certissimo che veduto e cono-