quale ho fatto che si ristampasse correttamente ridottolo con
molto studio in buon ordine», e cose simili, questo non si può
chiamare altro che pazzia. Se non ch’egli mi potrebbe rispon-
dere che quella razza di fatica ch’egli ha fatto, sta molto bene
a un libro da niente, anzi non ad altro eh’a un libro da niente
poteva essere adattata.
Ma io già nel mettermi a scrivere ho deliberato d’esser breve,
sapendo quante occupazioni la circondino, le quali con ragione
mi fo coscienza disturbare, considerando come sien utili. Non
però tralascio di ringraziarla della memoria che ha voluto far
di me, come anche della cura che si è presa pel Senofonte, ch’è
proprio quale io desiderava. Seguiti ad avermi p[er] suo, ed anche
se non mi crede inetto a qualunque cosa, provi di darmi qual-
che comando, che troverà molti più capaci, ma nessuno più volen-
teroso di servirla che
Il suo Devino e gratissimo Servo
G. Leopardi
123. |
Ad Antonio Fortunato Stella. |
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Stimatissimo Sig.IL'
Le spedisco per la posta sotto fascia e involtata in carta stam-
pata la prima parte di un Discorso sopra le Osservazioni del
Cav.rc Lodovico di Breme intorno alla poesia moderna pubbli-
cate nel di Lei Spettatore.1 Ella che bene intende, vede che
per trattare queste materie profondamente come ha fatto il Cava-
liere, e non superficialmente come fanno i più, i quali perciò
riescono facilmente a scrivere e stampare in un istante, è neces-
sario del tempo; e per questa cagione non ho potuto spedirle
il Discorso intiero. Ma la continuazione le sarà spedita solleci-
tamente, se questa prima parte non le dispiacerà. Mi lusingo
che Ella s’avvedrà del sommo riguardo che ho avuto al Cav.re,
e degli elogi che gli ho fatti, e della possibile avvertenza che