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sospiro di vedervi, e di potervi guarire. Crediatemi che si guarisce di gran mali: e io l’ho provato. Ricordate la mia servitù al Signor Padre, e al fratello. De’ Colombini non so perchè il Cesari non li abbia man- dati al libraio che gl’indicai: ma è un pezzo che non mi scrive. Addio, amatissimo e desideratissimo giacomino: crediatemi che vi amo con tutto il cuore. Addio.

122. Ad Angelo Mai.
Recanati 20 Marzo 1818

Pregiatmo Sig. Ricevute finalmente le sue preziose operette, le scrivo p[er] fare io stesso quello che ho già pregato il nostro Giordani di fare in nome mio, e ringraziarla così della memoria che conserva di me, come dello stesso dono, nel quale massimamente m’è stata cara la sua Difesa del Frontone dove con tanta dignità e forza si schermisce da quei cani stranieri.1 Io pfer] me domanderei volentieri al Sig.' Niebuhr perchè mai stimando Frontone, com’egli dice, uno Scrittoraccio vile e da nulla, si sia scomo- dato a curarlo, e fasciargli, secondoch’egli scrive, le piaghe, con applicarci quelle sue chiarate che in vece erano vescicatorii. Ei non potrebbe negare che in questo modo non si sia dimostrato vero e schietto pedante facendo p[er] un libro antico quello che avrebbe deriso in chiunque, trovata qualche operaccia moderna male stampata, ci avesse faticato sopra p[er] correggerla e farla ristampare. Ma più tosto si dee dire che si sia portato peggio che da pedante, perchè quando un pedante suda sopra un’o- pera cattiva, o non vede quello che gli altri vedono, e si per- suade che quella che non vale a niente, vaglia a qualche cosa; o anche, persuaso che non vaglia, si sforza di persuadere agli altri che vaglia; o alla più trista non confessa quello che è. Pigliarsi poi formalmente l’assunto di provare che quella tale opera non abbia nessun pregio, dire in sostanza a chiare note: «eccovi o lettori un libro immeritevole che voi gli diate un’occhiata, il