Non guardate, o mio Carissimo a quello che la malinconia
e molto più l’amore immenso m’ha potuto far dire, e p[er] l’avanti
scrivetemi a vostro agio e brevemente e come vi piace: non voglio
che l’amicizia mia v’accresca le brighe e le molestie che vi
dovrebbe scemare se potesse. Il piego arrivò in Ancona il 17
di Febbraio: n’ebbi subito avviso, ma mio padre, mandandola
d’oggi in domani, ancora non l’ha fatto venire: venuto che sarà
ne scriverò a voi e al Mai che probabilmente infastidirò; pure
non mi voglio mostrare ingrato. Dei Beicari, se non sono col
Senofonte, che non credo perchè voi non me n’avvertiste, non
ho notizia. Se consegnerete allo Stella la lettera sul Dionigi, vor-
rei che me n’avvisaste, se non crederete più bene di consegnar-
gliela, p[er] qualunque cagione sia, non accade che me ne par-
liate, e fate come vi pare. Mi domandate del soggetto di
quell’altra lettera lunga ch’io diceva di volervi scrivere. Ma sapete
che siete un curiosaccio? Nondimeno perchè l’incertezza pro-
duce o accresce l’aspettazione, e io temo sempre il Parturient
moritesi ve lo dirò: è il Frontone. Della salute sic babcto. Io
p[er] lunghissimo tempo ho creduto fermamente di dover morire
alla più lunga fra due o tre anni. Ma di qua ad otto mesi addie-
tro, cioè presso a poco da quel giorno ch’io misi piede nel mio
ventesimo anno, Iva ti xeni 8at(xóviov evdto zà> npayiJ.<xxi,: ho po-
tuto accorgermi e persuadermi, non lusingandomi, o caro, nè
ingannandomi, che il lusingarmi e l’ingannarmi pur troppo m’è
impossibile, che in me veramente non è cagione necessaria di
morir presto, e purché m’abbia infinita cura, potrò vivere, bensì
strascinando la vita coi denti, e servendomi di me stesso appena
p[er] la metà di quello che facciano gli altri uomini, e sempre
in pericolo che ogni piccolo accidente e ogni minimo spropo-
sito mi pregiudichi o mi uccida: perchè in somma io mi sono
rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo in quel