Milano zi. febraio [18181 |
Mio carissimo Giacomino. Per pietà non mi scrivete mai più let-
tere come quest’ultima dei 13, alla quale subito rispondo. Non potete
imaginare quanto di confusione e dolore provo per avere (involonta-
riamente) rattristato un angelo come voi, che io adoro. Ma inchioda-
tevi ben bene in testa, che è affatto impossibile che io mi dimentichi
di voi; se non muoio, o non divento matto, o in qualunque altro modo
non mi dimentico prima di me stesso. Un altro impossibilissimo è che
da voi esca mai niente che mi dispiaccia. Se voi anche mi bastonaste,
io (come i veri innamorati) lo avrei caro da voi. Figuratevi poi, essendo
voi d’una bontà e dolcezza sovrumana. Dovrei essere una gran bestia,
se mai mi disgustassi con voi. Mio caro: io ho gran disprezzo, e molto
abborrimento della razza umana in generale; perchè la conosco. Ma
crediatemi che i pochissimi buoni li so conoscere, e so adorarli come
cose divine. - Ma dunque perchè non risposi alla vostra dei 16. gen-
naio? - Oh qui bisogna che siate buono e indulgente; e perdoniate.
Ho sempre avuto desiderio di scrivervi: ma figuratevi quante brighe
ha, chi abita un paese grande; e riceve molte incumbenze da molti abi-
tatori di piccoli paesi. Volevo anche combinar qualche cosa sulla vostra
lettera Dionisiana; e combinare con Mai; che prima è stato lungamente
ammalato, poi occupatissimo. - Ma dovevo scrivervi almeno due
righe. - Non mi difendo d’aver torto: ma perdonate qualche tardan-
za, a chi è debole di salute, bisognoso di molto sonno, e di molto cam-
minare, e pieno di brighe: perdonate a chi vi ama infinitamente: remit-
tuntur multa ei qui diligit multum.1 Mi accorate, mostrandomivi così
malinconico. Oh se io potessi rallegrarvi! Per carità fatevi coraggio:
voi mi atterrate, quando mi vi mostrate in languore e patimento. Cre-
devo di vedervi in maggio: ma bisogna soddisfare a mio fratello; che
non vuole aspettare; e bisogna andar prima a Venezia. Ad ogni modo
ci vedremo in quest’anno; e sarò prima da voi che in Roma, e per que-
sta sola cagione passerò per la via di Loreto, e non per la più breve
di Toscana. Fatevi dunque animo: fate che io vi trovi prosperoso. Come
va la salute, che non me ne dite niente? Oh abbiatene gran cura. E
pur corsa una stagione favorevole. Fate moto? Camminate molto? Se
vi ostinate a non aiutarvi, e conservarvi, io perdo pazienza. Sono giunti