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amare i libri. Vedete dunque, oltre al ritratto della mia felicità presente, come io sono inettissimo a servir voi e le lettere in questo particolare e in altri tali. Quanta stima io faccia dell’Arici potete vederlo leggendo la bruttissima prosa ch’io misi innanzi alla titanomachia d’Esiodo pubblicata mesi sono nello Spettatore.3 Nondimeno vi dirò sin- ceramente che nè quella sua Epistola malinconica tutta versi e imitazione del Pindemonte, che è nella Biblioteca Italiana, nè il suo discorso sull’Epopea grettissimo e miserello quant’al- tro mai, nè quel suo disegno di poema epico sopra un argomento cercato col fuscellino,4 che nè per se stesso, umanamente par- lando, importa molto, nè suscita, secondo me, gran calore in chi legge la storia, non mi vanno punto pel sangue. Intorno ai vostri articoli sulla pastorizia, come pure a qualchedun altro degli stampati nella Biblioteca Italiana," avea segnate prima di amar- vi quanto ora v’amo, (che amato v’ho come prima ne’ vostri scritti v’ho conosciuto) alcune coserelle che vi scriverò o vi dirò, si tanti, quando saremo insieme. Vi lascio, o mio caro, abbracciandovi con tutta l’anima. Addio addio.

108. Di Pietro Giordani.
[Milano] 13. Decembre [1817]

Eccomi in Milano: e di qua distendo con ismisurato desiderio le mani per abbracciare il mio amatissimo Giacomino: il quale dee scri- vere al Sartorio libraio di Ancona, che appena gli giungerà dal libraio piacentino Del-Maino un plico di libri, o ve lo mandi, o ve ne avvisi; secondo che voi volete. - Che sono questi libri -? Sono due opusco- letti che vi manda in dono il nostro Mai: e 4. volumi in 8° le opere di Senofonte recentemente stampate in Germania.1 Questa edizione ha la comodità del sesto, che bramavate. Imaginate poi che sia delle meno sozze carte e stampe che oggidì si usino in quella provincia, che della dottrina fa mercato. E guardate se torna conto impacciarsi in tali porcherie. Il Senofonte non l’ho ricusato, non trovandone altro.