Piacenza 22. novembre [1817] |
Mio carissimo Giacomino. Sul fine di questo, o sul principio del
venturo andrò a Milano; e certo non dimenticherò il vostro Senofonte.
Voi seguirete a scrivermi sempre a Piacenza. Avendo risposto sempre
ad ognuna delle vostre, voglio qualche volta esser primo a scrivervi.
Senza dubbio vi sarà noto l’Arici, mio amico, ed autore della bellis-
sima Pastorizia. Egli vuole stampare in sei tometti le sue poesie, a
3. franchi il volume. Mi si raccomanda per associati. Non voglio che
voi abbiate noia di cercarne in cotesti paesi difficili: ma io mi sono
assicurato di spendere il vostro nome; sapendo che amate le cose buone,
e di giovare in ogni maniera agli studi; e che la spesa tenue, e divisa
non può gravarvi. Nullameno se non approvate il fatto mio, ditei pure
sicurissimamente, che nulla mi costerà il rimediare senza parere di
disdirmi.
Come state, giacomino caro? come sta il fratellino? e quando mi
direte quali siano le opinioni in che dissentite? già vi scrissi che voglio
essere il concordatore tra voi due. Che lavorate ora di bello? Io sto
benonissimo, e non fo nulla: vado sempre in fine della mia giornata
senza noia; e basta. Ricordatemi servo al vostro signor Padre, e al fra-
tello. Io vo contando i giorni, e anticipando alla mente quel tempo che
sarò in Recanati, e vedrò il mio miracoloso Contino. Fate dunque
che io vi trovi prosperoso e lieto. Se da Roma avete novità letterarie,
mandatemene; perchè in questo cimitero io vivo al buio. Addio caro;
vi abbraccio con tutto il cuore le mille volte.
Nei volumi che stamperà FArici sarà la Pastorizia (com’egli mi
scrive) emendata.
Piacenza 30. Novembre [1817] |
Mio amatissimo giacomino. Dopo che mi avete scritta quella vostra
amorosissima dei 21, ricevuta da me ieri, dovete averne voi avuta un’al-