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104. Di Pietro Giordani.
Piacenza 22. novembre [1817]

Mio carissimo Giacomino. Sul fine di questo, o sul principio del venturo andrò a Milano; e certo non dimenticherò il vostro Senofonte. Voi seguirete a scrivermi sempre a Piacenza. Avendo risposto sempre ad ognuna delle vostre, voglio qualche volta esser primo a scrivervi. Senza dubbio vi sarà noto l’Arici, mio amico, ed autore della bellis- sima Pastorizia. Egli vuole stampare in sei tometti le sue poesie, a 3. franchi il volume. Mi si raccomanda per associati. Non voglio che voi abbiate noia di cercarne in cotesti paesi difficili: ma io mi sono assicurato di spendere il vostro nome; sapendo che amate le cose buone, e di giovare in ogni maniera agli studi; e che la spesa tenue, e divisa non può gravarvi. Nullameno se non approvate il fatto mio, ditei pure sicurissimamente, che nulla mi costerà il rimediare senza parere di disdirmi. Come state, giacomino caro? come sta il fratellino? e quando mi direte quali siano le opinioni in che dissentite? già vi scrissi che voglio essere il concordatore tra voi due. Che lavorate ora di bello? Io sto benonissimo, e non fo nulla: vado sempre in fine della mia giornata senza noia; e basta. Ricordatemi servo al vostro signor Padre, e al fra- tello. Io vo contando i giorni, e anticipando alla mente quel tempo che sarò in Recanati, e vedrò il mio miracoloso Contino. Fate dunque che io vi trovi prosperoso e lieto. Se da Roma avete novità letterarie, mandatemene; perchè in questo cimitero io vivo al buio. Addio caro; vi abbraccio con tutto il cuore le mille volte. Nei volumi che stamperà FArici sarà la Pastorizia (com’egli mi scrive) emendata.

105. Di Pietro Giordani.
Piacenza 30. Novembre [1817]

Mio amatissimo giacomino. Dopo che mi avete scritta quella vostra amorosissima dei 21, ricevuta da me ieri, dovete averne voi avuta un’al-