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scritto lodi eccessive, desiderando molto che si pubblicasse/ Non so se Ella, ricuperandola subito dall'Acerbi, possa farla inse- rire nel prossimo Quaderno dello Spellature Italiano. Certo è che essa va perdendo molta parte della sua importanza col tardare ad essere pubblicata. Ma Ella farà quello che le piacerà, ed io la metto a sua disposizione. Bensì la prego che voglia darsi pen- siero di ritirarla subito, e di fare che il poco di greco che v’è, sia eseguito con diligenza, poiché consistendo in piccoli passi e in minute emendazioni di qualche sillaba o lettera, ogni pic- colo errore verrebbe a rendere inintelliggibili interi periodi. L’as- sicuro poi che se io scriverò, come penso, altra simile disserta- zione sopra un’altra delle più importanti scoperte del Mai, la metterò subito in di Lei potere. Mio padre ha ricevuta la sua pregiatissima dei 25 ottobre.1 Delle copie che restano del secondo Eneide, essendosene esi- tate così poche, la prego quanto so e posso, che affinchè non sia affatto inutile la stampa, voglia fare in modo che si spar- gano, senza tener conto di quella bagattella che potrebbe por- tare il valore, e però anche donarne o fare comunque sia pur- ché si divulghino.4 In particolare la pregherei che volesse offrirne una da mia parte a quel suo Mezio,5 che io non cono- sco se non dagli articoli pubblicati nello Spettatore e però non ne so nè pure il vero nome, ma da quegli articoli Io conosco per un valentuomo di giudizio ben acuto e sano. Mio padre e la mia famiglia la riveriscono e salutano cordial- mente. Lo stesso e più distintamente fo io, pregandola che mi tenga sempre in conto di suo devotissimo obbligatissimo servitore Giacomo Leopardi. Il Sig. Acerbi ha già una mia lettera in data dei 20 ottobre pp., in cui gli dico che le consegni la dissertazione sopraddetta.