tare quel bel decreto di asinità, e tutta quella potenza non potè sostener-
lo, divenni poi un uomo di opinioni cattive e di umore bisbetico. Questa
seconda persecuzione ha continuato a darmi qualche molestia; finché
son giunto a questa presente beatitudine; la quale nè togliermi (per
dio) nè turbarmi potrebbero non solo i nemici, ma neppure gli amici.
Avete le opere di Torquato Tasso? avete lette le sue prose? legge-
tele, per amor mio, e per vedere il meglio che io conosca di italiana
eloquenza. Ma non tutte; che vi sono insopportabili noie in quelle sue
spinosissime seccature e tenebre peripatetiche. Tutte quante le lettere
però, il Dialogo del Padre di famiglia, la lettera a Scipione Gonzaga
sopra vari accidenti della sua vita, la Risposta di Roma a Plutarco,
desidero vivamente che le leggiate: e desidero di sapere come le avrete
gustate. Oh, bisogna finire queste ciancie; e finisco abbracciandovi
affettuosissimamentc; e pregandovi che seguitiate ad amarmi e a scri-
vermi. Addio carissimo Contino: v’amo con tutto il cuore.
ioo. Di Pietro Giordani.
Piacenza 6. Novembre [1817]
Mio Caro Contino. L’altro dì risposi lungamente con una alle vostre
26. Settembre e 10. Ottobre, scusando la tardanza. Ieri ho avuta la
vostra 27. ottobre. A Milano andrò circa la metà del mese, o poco
dopo: e penso rimanervi pochissimo. Però là non mi scrivete; ma sem-
pre a Piacenza. Cercherò diligentissimamente del Senofonte; e vi avvi-
serò il successo. Intanto curate di star sano, e di volermi bene; e al
Padre e al fratello ricordatemi servitore. Io con tutto il cuore vi abbrac-
cio e vi saluto senza fine. Addio addio.
Stimatissimo Sig.1'
Oggi sono cinquanta giorni che il nro Giordani mi ha scritta
la sua ultima lettera, e in q.'° tempo io gliene ho scritte tre, alle