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Molto mi piace che non vogliate ora impigliarvi in prelature; e che stimiate più Tesser grande per voi stesso, che per i nomi e per le vesti che altri può dare e togliere. Inoltre penso che l’uomo non debba prima de’ trent’anni pigliare niuna di quelle risoluzioni che non ammettono pentimento, come prete, matrimonio, e simili. Vorrei similmente che potesse parervi vano, e pericoloso il desiderio della gloria: ma come persuadere tal cosa a tanto ingegno in tale giovinezza? La gloria non suole mancare agli eccellenti: ma cercarla, amarla, costa assai più che non giova. Ma ora è troppo presto per questa dura filosofia. In questo mio paese non mancano uomini da pregiare; ma due sono eccellenti: ed uno tanto che io non gli ho trovato mai l’eguale tra’ viventi nè il simile; e benché Io conosca molto domesticamente, sem- pre mi è di stupore. Questi è il bibliotecario Giuseppe Gervasi, d’ol- tre a cinquantanni. Sarebbe fatica trovar cosa ch’egli non sappia, dalla matematica più sublime, da tutte le scienze naturali, dalla medicina, dalla giurisprudenza, da ogni genere d’erudizione, dalla metafisica più sottile, dalla più squisita letteratura, sino alle arti meccaniche, e alle minutezze dell’amministrazione civile. E un vero miracolo. Ingegno senza confini, lucidissimo poi, e portatore di chiarezza a qualunque sia la materia de’ suoi discorsi; di conversazione piacevolissima, d’animo alto e incorruttibile, di costumi umanissimi; senza passioni umane; tutto intelletto: un Paolo Sarpi, ma meno serio. E come quegli non curante la lama; scrivendo sempre or di matematica, or di metafisica; e nasconden- te gli scritti, non che al pubblico, ai famigliari. Io trovo in lui un rac- colto di dieci o dodici de’ più insigni maestri, che appena potrei tro- vare correndo una gran parte di Europa. L’altro è il prete Giuseppe Veneziani Professore di Fisica, nella quale ha tanta e sì lucida scienza, che non vidi chi lo agguagliasse; ma certo non credo che altri il possa vincere. Di cuore poi è sommamente dolce e sincero. Se tutti i preti lo somigliassero, il mondo muterebbe faccia. Se mai verrete a queste parti, vedrete ch’io appena vi ho adombrate scarsissimamente queste due rarità. Eccovi soddisfatto alla prima vostra lettera: vengo all’altra. Con molto amore parlate del panegirico; e ve ne ringrazio. Giu- stissima è l’osservazion vostra che la erudizione vi soverchia. Ma sap- piate che questo non fu peccato d’immaturità giovanile, ma necessa- ria elezione d’animo sdegnato. Vedrete in fatti tutte le altre coserelle mie magrissime, contente solo del pochissimo di materia che lor por- geva il soggetto; e niente impinguate d’erudizione, che pur facilmente poteva rammassarsi. Ma dovete sapere che il favor di amici più affet-