Piacenza 1. Novembre [1817] |
Tardo risponditore sono a due dolcissime del mio infinitamente
caro Contino, del 26. Settembre e 10. Ottobre: ma la sua bontà mi
assicura di perdono, perch’io fui lungamente in villa, e pieno di fastidi:
ed ugualmente perdonerà la lunghezza di questa risposta, poiché ne’
libri divini ed umani, negli antichi e ne’ moderni sta scritto che molte
cose al nostro amore sono perdonate. E puossi amare più di quel che
10 vi amo? nò, nò certissimamente.
Prima di tutto vi raccomando sempre la vostra delicata salute, per
la quale vivo in continua ansietà. Poi ringrazio e il padre e il fratel
vostro della loro cortese benevolenza. Voi non ringrazio punto dell’a-
mor che mi donate; perchè vi avrei per ingiusto o per isnaturato se
non mi riamaste. Libero vi fu dapprincipio amarmi o disprezzarmi.
Se ora non rispondeste a tanto amor mio, fareste a voi più che a me
ingiuria. Però vi amo, con quanto amore si può; ma nulla vi ringrazio:
11 che vuol dire che accetto l’amor vostro non in dono ma in paga,
risoluto di amarvi infinitamente sinché sarò vivo. Non mi dite, e voglia
mi ponete di sapere, quali siano le differenze di opinioni che avete
col vostro fratellino: ma quando e d’animo e d’ingegno è tanto buono,
ed amatore è dei medesimi studi, potete ben disputare ma non con-
tendere: vivitis indigni fraternum rumpere foedus.1 Esponetemi le
vostre differenze; e fatemene arbitro.
L’Eneide ristampata dal Sonzogno fu corretta diligentemente dal
Monti, che mi disse d’averla purgata di moltissimi errori che si erano
mantenuti villanamente in tutte l’edizioni; e di avervi adoperalo quanto
ha di poetico giudizio, e di sperienza in Virgilio e nel Caro.2 Poi con
libera amicizia mi chiese che scrivessi io due righe a nome dello stam-
patore, che voleva dedicargliela;5 e questo affinchè non Io vituperas-
sero con lodi grossolane e sconcie; come suole.
Anche io da gran tempo son desideroso del Dittamondo, nel quale
han faticato e il Monti e suo genero, per emendarlo, e per illustrarlo:
credo che riuscirà una cosa bella e degna. Del Baldi si voleva anco stam-
pare una vita di Guidubaldo il vecchio Duca d’Urbino, ch’io lessi mano-
scritta in Pesaro; ed è lodevole. Quel Baldi fu di vastissima dottrina;
e buono scrittore. In quella vita cercò di esprimere la facondia liviana.