gna fuorché vivere. Per l’Italia nostra, mio giacomino, per la nostra
sfortunata e cara madre, sappiate vivere. A ciò solo pensate: reliqua
omnia adiicientur tibi.’ Della vostra lettera Dionisiana già vi scrissi
come a me e al Mai (che l’ha nelle mani) parve maravigliosamente bella;
e vi ripeto che la stampiate pure. Riveritemi assai assai il vostro Signor
Padre; scrivetemi spesso: volete me’ ch’io non vi chieda che mi vogliate
bene: lo so lo so che me ne volete, e dovete volermene. Come non
amereste un uomo, che amando pochissimi, voi ama singolarmente e
smisuratamente? Addio, deliziosissimo e miracoloso giacomino mio.
Vi ama con tutto il cuore il vostro giordani
Mio carissimo. Rispondo alle vre dell’i e del 9. Il nfo buon
Mai mi ha scritto con q.la cortesia che suole. Ho risposto:1 ma
non avrà ricevuta la lettera se ha intrapreso il viaggetto che mi
diceva. Veram.® è un bel vezzo q.‘° dello Spettatore di mutare
a beneplacito gli scritti altrui. A me pure ha fatto tante volte
q.‘° servigio, che ho giurato di non fargli aver più sillaba del
mio; ma perchè è pure una cosa comoda quell’avere un giornale
a sua posta, come q.t0 finora m’è stato, temo di non diventare
spergiuro una volta o l’altra. La salute in q." giorni potrebbe
andar peggio. Di muoversi di qua nè anche si sogna. A voi suc-
cede q.'° che succederà a me se mai vedrò il mondo: di averlo
a noia.2 Allora forse mi dispiacerà e fors’ anche mi piacerà que-
st’eremo che ora abborro. E quando dico mondo, intendo q.to
mondo ordinario, perchè forse volendo non otterrei, ma certo
non voglio nè titoli, nè onori nè cariche, e Dio mi scampi poi
dalle prelature che mi vorrebbero gittar sul muso, Dio mi scampi
da Giustiniano e dal digesto, che non potrei digerire in eter-
no.5 Certo che non voglio vivere tra la turba; la mediocrità mi
fa una paura mortale; ma io voglio alzarmi e farmi grande ed
eterno coll’ingegno e collo studio: impresa ardua e forse vanis-
sima p[er] me, ma agli uomini bisogna non disanimarsi nè dispe-