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per me, non l’ha lasciata considerare queste ragioni. Le domande al P. Taylor non sono mie ma di mio fratello Carlo, che avrà molto obbligo così a Lei come al nominato Padre dello scio- glimento di quei dubbi che gli bisognerebbe per compire una sua traduzione delle lettere sopra Buonaparte a Santelena di Guglielmo Warden,1 le quali non so se ella abbia vedute costì, essendo rarissime in italia, e non trovandosi vendibili nè anche a Milano. Con piacere vedrei il manifesto della nuova edizione del Caro, la quale mi par difficile che riesca meglio di quella che s’è fatta in Milano l’anno passato colle belle stampe di Son- zogno,2 e colle cure fra gli altri del sommo poeta italiano de’ nostri tempi, voglio dire Vincenzo Monti. Avendo in mano qual- che copia di cotesto manifesto mi farebbe favore trasmetten- domela o direttamente o per mezzo di D. Natanaele. Capitan- domi l’occasione ben volentieri adempirò quel che Ella m’in- giunge colla Sig'11 Masucci, e col Mse Melchiori, che ora pas- sano la più parte dell’anno in campagna. I miei di casa la risalu- tano cordialmente. Avrò molto caro che Ella mi conservi la sua benevolenza e mi dia occasione di mostrarmele

Dmo Obblmo Servitore
Giacomo Leopardi

Recanati 19 ybre 1817

92. Di Pietro Giordani.
Piacenza 21. Settembre [1817]

Mio carissimo Contino. Ricevo da Venezia le vostre 8. e 11. ago- sto. Che volete? è un pezzo ch’io l’ho detto a me stesso, e l’ho detto a molti; ora non posso tenermi che noi gridi a voi medesimo: Inveni hominem.1 Appena lo credo a me proprio; ma è vero. Che ingegno! che bontà! E in un giovinetto! e in un nobile e ricco! e nella Marca! Per pietà, per tutte le care cose di questo mondo e dell’altro, ponete, mio carissimo Contino ogni possibile studio a conservarvi la salute. La natura lo ha creato, voi l’avete in grandissima parte lavorato quel perfetto scrittore italiano 2 che io ho in mente. Per dio, non me lo am-