di essere p[er] amor vro. Avrei sommo bisogno di distrazioni,
ma non ne ho: oimè mi ridarrebbero la salute e la vita. Intanto
la tregua che m’hanno conceduta i miei incomodi non è stata
breve. Voi state lieto e amatemi, chè così sarò lieto ancor io.
Alla dissertaz.0 levo alcune cose, altre ne aggiungo, e la mando
allo Spettatore. Ditemi se fo bene o male. Del Ciampi rideremo.
Non so come si possa strepitare essendo stato trattato così bene,
s’abbia ragione o no. Che gente! Ristringiamoci tra noi, caro
Giordani, che siamo ben pochi al mondo di buon cuore, e siete
ben pochi di buona testa. Aspetto a braccia aperte il vfo pane-
girico, che mi deve essere stato spedito tre mesi fa. Un’altro
[sic] piego di libri speditomi da Milano quattro mesi addietro
ancora non mi è giunto. Di un’ordinaz.0 che feci tre mesi sono
non ho nuova. In somma si sta tra animali e non si può pure
arrivare a sapere q.'° che la gente scriva. Assicuratevi che è una
disperaz.6 Scrivendo al Mai e al Cesari salutatemeli caram.e
Vorrei vedere i nuovi opuscoli del Mai, vorrei vedere le Lezioni
del Cesari,2 ma non giova pure a ordinarle. Le leggerò a
Milano, se Dio vorrà che ci venga mai. A recanati posso morire,
certo è che non ci vivrò. Mio padre vi saluta. Ditemi se l’arti-
colo sopra il giudizio del Visconti n.'0 Spet.c è veram.c v.ro
come io ho creduto. Ho ricevuta l’ultima vra dopo 15 giorni.
Le lettere di Milano mi giungono in 5. Forse sarà meglio che
l’indirizzo lo facciate a recanati a dirittura. Addio, caro Gior-
dani. Sufficit talem amicum habuisse. Oh mel conservi Iddio,
chè sarebbe una morte p[er] me qualunque sciagura sua. Addio,
addio.
Piacenza 1. Settembre [1817] |
Mio carissimo Contino. E gran pezzo che non ho nuove di voi:
e a me bisogna darvene delle mie. V’avevo scritto che sarei andato
a Venezia; e che potevate là scrivermi. Ma perchè non è ancora il tempo