caramente. Ed io v’abbraccio e vi lascio, o mio Giordani. Il
vostro cuore vi dica quanto io v’ami. Credo che se non è quanto
meritate, che solamente sia perchè tanto non si possa. Addio,
mio caro e soavissimo Giordani. Sono il vostro buon Leopardi
Piacenza io. agosto [1817] |
Mio Carissimo Contino. Ebbi la vostra bellissima anzi stupenda
lettera sul mio opuscolo Dionisiano; e subito ve ne risposi. Ora vi
scrivo; perchè non posso andare così presto a Venezia, come credevo,
e vi avevo detto. Ma rimarrò qui tutto questo mese, e più ancora; però
mi fareste gran regalo se mi scriveste qualche cosa della salute e del-
l’umor vostro; di che mi avete lasciato, con poche parole una pena
incomportabile. Ditemi dunque, per carità, come ve la passate. Almeno
sfogatevi meco. Mandai la vostra Dissertazioncella all’ottimo Mai, che
l’ha molto lodata. Da lui intendo che il Ciampi meni rumore, e voglia
strepitare ne’ giornali, contro Mai, contro me: di che mi curo meno
che del nulla. Vorrei intendere che il mio Contino fosse sano e lieto:
questo mi preme sopra ogni cosa: per carità scrivetemene. Ditemi se
mai vi è giunto il mio Panegirico. Ricordatemi servitore al vostro Signor
Padre. Io sto qui brigandomi di fabricarmi la mia indipendenza col-
l’accomodare il mio patrimonio: ma l’incredibile difficoltà di vender
terreni mi fa disperare. Addio, amatissimo Contino mio: state sano,
amatemi e scrivetemi. Vi amo e vi abbraccio con tutto il cuore. Addio.
Il Cesari di Verona, al quale ho scritto molto di voi, mi risponde
che io vi faccia sapere ch’egli vi stima ed ama assai.
Recanati 11. Agosto [1817] |
Mio dilettissimo Giordani. Come volete che io non conosca
l’amicizia, leggendo le lettere vostre e considerando il cuor mio?