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pure sarà pochissimo, e spero che l’amore che porto ardentis- simo alla nostra patria, e la gratitudine e la corrispondenza che debbo all’onore che Voi mi avete fatto, aiuteranno la debolezza e piccolezza mia a far quello che da se non potrebbe. Sono, o Signori, con somma stima e gratissimo animo

Vostro Umilissimo e Obbligatissimo Servo
Giacomo Leopardi

Recanati 25 Luglio 1817

81. Di Pietro Giordani.
Piacenza 27. luglio [1817]

Contino mio infinitissimamente caro. Oggi ricevo da Milano la vostra dei 7.,1 e gli associati Colombini. All’ultima vostra risposi subito: degli associati vi ringrazio tanto tanto; e gli spedisco al Cesari. Della dissertazioncella vi dico di cuore ch’ella mi riesce stupendissima, per ogni verso: nè io pur so come ripugnare alla vostra opinione; che avete poi dichiarata con tanto e ingegno e giudizio, e pellegrina e fina erudizione. Solo crederei che non faceste caso di quell’a7teaxpecpov -ca<; ax(xa?. Io Io tradussi raddrizzavano; per esprimere con una sola parola a chi non era informato di quegli usi barbari, che le spade prima si curvavano, e poi si rivolgevano al primiero stato. Ma vedete, che ammessa la prima notizia, sta benissimo il vocabolo Dionisiano rivol- tavano; nè ci è bisogno del Poliziano. Tutto va bene della erudizione e degli studi. Ma della salute voi mi fate spasimare. Che è questa lunghezza e frequenza d’incomodi? e quali incomodi? Per carità: o ubbiditemi, o non mi scrivete mai più. Se non volete scemare (e bisognando, anche cessare per un pezzo) le fatiche mentali; divertirvi, esercitare il corpo: se vi ostinate a volervi o ammazzare o incadaverire; fatemi la carità, scordatevi di me, non mi dite più niente; e risparmiatemi questa pungentissima afflizione. Quasi patirei meno vedendovi rovinare ne’ vizi (come fanno milioni di pari vostri) che vedere un eccesso di virtù condurre a perdizione un miraeoi di natura. Vel dico davvero; non mi regge il cuore di restarvi amico, se non attendete (ma da senno) a conservarvi. Voi mi date una gran tortura, accennandomi mali, e tristezze orrende-, e non dicendomi quali. Oh Contino mio, se conoscete l’amicizia (bench’ella sia rara al