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vermi, dirigete a Venezia, per più sicurezza; poiché io (non so quando) ma pur di qua partendo debbo rivolgermi a quella parte. Oh se mi fosse conceduto di venirvi a visitare! ma è impossibile ora. Vogliatemi ricordare servo al Signor Conte vostro padre: amatemi, e sopratutto conservatevi: ve ne supplico, e ve ne scongiuro. Addio caro e adora- bile mio Contino. Vi abbraccio e riverisco mille volte con tutta l’anima. Perdonate il goffo e frettoloso scrivere. Addio addio il vostro di cuore giordani. 80. Agli Accademici di Scienze ed Arti di Viterbo. [Recanati 25 Luglio 1817] Signori Benché non possa approvare la scelta che avete fatta di me a vostro Socio Corrispondente,1 nondimeno bisogna che ve ne ringrazi, e tanto più quanto meno posso approvarla: perchè vedendo che nè virtù nè alcuno merito mio nè anche istanza che io ve n’abbia fatta, le ha dato motivo, resta che l’attribui- sca alla bontà vostra e al desiderio nobilissimo che avete d’in- coraggiare anche quelli che poca o ni una speranza danno di se. Però sincerissimamente ve ne ringrazio, e delle cure vostre mi rallegro colla mia nazione, alla quale resta tanto poco del vero amore non dirò delle patrie particolari, ma della nostra comune gloriosissima e sovrana patria che è l’Italia. Con infinito pia- cere ho veduto nel Libro delle vostre Leggi, che il primo Offi- cio di una delle Classi alle quali v’è piaciuto di scrivermi, è aver cura di mantener bella e incorrotta la nostra lingua. Degnissimo scopo delle fatiche vostre, conservare all’Italia questo tesoro a malgrado degli stranieri e soprattutto della scioperaggine e non- curanza degl’italiani, la quale dopo averci tolto quanto ha potuto, vorrebbe anche insozzarci e guastarci e quasi toglierci affatto questo prezioso avere della lingua Regina di tutte le lingue viventi, e delle morte se non Regina, certo non suddita. Per cooperare a questa gloriosa impresa io farò quanto potrò, che