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risposto prima perchè trattandosi di cosa non inedita e non nuova, sono rimasto in dubbio di accettarlo. Il pregio però della sua tradu- zione e la gentilezza colla quale Ella ha voluto offrirmelo mi vi hanno determinato. Ella non si farà meraviglia di questa mia sospensione. Ella converrà meco che gli elenisti non sono il maggior numero de’ nostri lettori e il primo obbligo nostro è quello di soddisfare al gusto ed al bisogno dei più. L’Inno a Nettuno oltre il merito della tradu- zione avea quello ancora d’essere cosa inedita. Accetti dunque i miei più sinceri ringraziamenti e aggradisca le espressioni della sincera mia stima colla quale mi pregio di essere

Suo devotmo Servitore
Giuseppe Acerbi.
76. Di Pietro Giordani.
Piacenza 3. luglio [1817]

Mio carissimo Signor Contino. Son qui per affari domestici: e qui da Milano ricevo la sua gentilissima dei 20. luglio.1 Ritenga presso di se le soscrizioni originali degli associati al Colombino; e mi mandi in una sola nota i nomi di tutti, che io li spedirò al Cesari. Mi avvisi quando avrà ricevuto il mio panegirico, il quale conse- gnai allo Stella. Io voglio fare tutto quello che piace al mio Contino, che singola- rissimamente amo: però se le piace diamoci del voi. Per quest’anno mi sarà impossibile di soddisfare al gran desiderio che ho di venire a Recanati, per voi. Ma spero bene che l’anno venturo, poiché sarò stato in primavera a visitare Canova, passerò l’estate a visitarvi; che ho tante e tantissime cose da dirvi. Riveritemi e ringraziatemi parzia- lissimamente il vostro Signor Padre. Lasciatemi raccomandarvi sem- pre la vostra salute. Se sapeste quanto mi preme; e quali speranze vi fondo sopra per la nostra Italia! Per carità: fate moto ed esercizio. Desi- dero le vostre osservazioni sul mio libretto Dionisiano. Degnatevi di scrivermi subito a Piacenza, perchè poi dovrò andare a Venezia e a Vicenza; e le vostre lettere si smarrirebbero. Vi riverisco ed abbrac- cio con tutta l’anima, mio carissimo Contino. Addio addio. tutto vostro pietro giordani.