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simile, a me pare che il vederla ritratta al naturale debba dilet- tare non poco. E già s’intende che sia nel luogo suo, perchè se è fuor di luogo, come sarà nel quadro di cui Ella ragiona, non c’è più da discorrere. Ho detto tutto questo p[er] ubbidienza, e perchè Ella impari a non comandarmi più di queste cose. E se ho usato parole ardite e non convenienti, Ella me ne riprenda, come è dovere. Io sapeva appuntino quanto Ella mi dice dei non idioti' Fiorentini e toscani, e lo sapea non solo p[er] gli scritti loro ma anco p[er] altre cose. Facea conto però d’imparare dagli idioti 0 più tosto di rendermi famigliare col mezzo loro quella infi- nità di modi volgari che spessissimo stanno tanto bene nelle scrit- ture, e quella proprietà ed efficacia che la plebe p[er] natura sua conserva tanto mirabilmente nelle parole: pensando a Pla- tone che dice il volgo essere stato ad Alcibiade, e dover essere maestro del buon favellare, e alla donnicciuola Ateniese che alla parlata conobbe Teofrasto p[er] forestiere, e al Varchi che dice come anche al suo tempo p[erl imparare la favella Fiorentina bisognava tratto tratto rimescolarsi colla feccia del popolazzo di Firenze.8 Ma poiché Ella non crede che gl’idioti Fiorentini mi possano insegnar niente di buono, mi acquieto alla sua sentenza. E quanto all’accento le dirò del mio Recanati cosa che Ella dovrà credere a me: perchè della patria potrò p[er] tropp’odio dir troppo male (e non so se questo pur possa) ma dir troppo bene p[er] troppo amore non posso certo. Ella non può figurarsi quanto la pronunzia di questa città sia bella. E così piana e naturale e lontana da ogni ombra d’affettazione che i Toscani mi pare, pel pochissimo che ho potuto osservare parlando con alcuni, che favellino molto più affettato, e i Romani senza paragone. Certo 1 pochi forestieri che si fermano qui riconoscono questa cosa e se ne maravigliano. E questa pronunzia che non tiene punto nè della leziosaggine Toscana nè della superbia Romana, è così propria di Recanati, che basta uscir due passi del suo territorio p[er] accorgersi di una notabile differenza, la quale in più luo- ghi pochissimo distanti, non che notabile è somma. Ma quello che mi pare più degno d’osservazione è che la nostra favella