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Come farò, Sig. Giordani mio, a domandarle perdono del- l’averle scritto un tomo in vece di una lettera? Veramente ne arrossisco e non so che mi dire, e contuttociò gliene domando perdono. La sua terza lettera m’avea destato in mente un tu- multo di pensieri, la quarta me lo ha raddoppiato. Mi sono indu- giato di rispondere per non infastidirla tanto spesso, ma pigliata in mano la penna non ho potuto tenermi più. Lio risposto a un foglietto de’ suoi con un foglione de’ miei. Questa è la prima volta che le apro il mio cuore: come reprimere la piena de’ pen- sieri? Un’altra volta sarò più breve, ma più breve assaissimo. Non vorrei ch’Ella s’irritasse per tanta mia indiscretezza: certo l’ira sarebbe giustissima, ma confido nella bontà del suo cuore. Mi perdoni di nuovo, caro Signor mio, e sappia che sempre pensa

di Lei il suo desiderantissimo Servo.
Giacomo Leopardi
61. Di Antonio Fortunato Stella.
Mil. 7 Mag.0 1817

IH.™ Sig.r Co. Ilo l’onore di confermarle l’ultima mia 19 scorso Aprile. Qui sotto le do la fatturetta N.° 12 di quanto le spedisco a sfogo delle prece- denti sue ordinazioni. Una ammonta a L. 75 di cui si compiacerà accre- ditarmi. Rimango in attenzione di graditi di lei comandi e con pienezza di stima e d’ossequio la riverisco distintamente Aff.mo ed obb. Servitore di cuore Ant.° Fort.0 Stella

62. Ad Antonio Fortunato Stella.
Recanati 12 Maggio 1817.

Stimo Sigfe Col mezzo delle pratiche fatte da lei e da me sono giunto a scoprire che il noto pacco N.° 8 è stato trattenuto dai Mar-