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che faccia p[er] me, la sua modestia s’irriterà. Le confesserò can- didamente che non so se non i titoli e di due sole delle sue opere, voglio dire della versione di Giovenale e del panegirico, e colla stessa schiettezza le dirò che io pensava di procacciarmi qual- che sua cosa, quando ricevetti da Lei veramente graditissime le sue prose5 tutte d’oro, sulle quali ho certe cose da dirle, ma perchè poco vagliono certamente, e la lettera è già lunga assai e m’ha cera di voler esser lunghissima, le serberò a un’altra volta. Vedo con esultazione che Ella nella soavissima sua dei 15 Aprile discende a parlarmi degli studi. Risponderò a quanto Ella mi scrive, dicendole sinceramente quando le sue opinioni si siano scontrate nella mia mente con opinioni diverse, accioc- ché Ella veda quanto io abbia bisogno ch’Ella mi faccia vera- mente da maestro, e compatendo alla debolezza e piccolezza de’ pensieri miei si voglia impacciare di provvederci. Che la pro- prietà de’ concetti e delle espressioni sia appunto quella cosa che discerne lo scrittor Classico dal dozzinale, e tanto più sia difficile a conservare nell’espressioni, quanto la lingua è più ricca, è verità tanto evidente che fu la prima di cui io m’accorsi quando cominciai a riflettere seriamente sulla letteratura: e dopo que- sto facilmente vidi che il mezzo più spedito e sicuro di otte- nere questa proprietà era il trasportare d’una in altra lingua i buoni scrittori. Ma che quando l’intelletto è giunto a certa sodezza e maturità e a poter conoscere con qualche sicurezza a qual parte la natura lo chiami, si debba di necessità comporre prima in prosa che in verso, questo le dirò schiettamente che a me non parea. Parlando di me posso ingannarmi, ma io le rac- conterò come a me sembra chc sia, quello che m’è avvenuto e m’avviene. Da che ho cominciato a conoscere un poco il bello, a me quel calore e quel desiderio ardentissimo di tradurre e far mio quello che leggo, non han dato altri che i poeti e quella smania violentissima di comporre, non altri che la natura e le passioni, ma in modo forte ed elevato, facendomi quasi ingi- gantire l’anima in tutte le sue parti, e dire fra me: questa è poe- sia, e p[er] esprimere quello che io sento ci voglion versi e non prosa, e darmi a far versi. Non mi concede Ella di leggere ora