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Le rendo i sincerissimi saluti de’ miei Genitori e Fratelli, ai quali unendo di cuore le mie proteste di affettuosissima stima e riconoscenza me le dichiaro invariabilmente

Suo Devmo Obblmo Ser.c ed Amico
Giacomo Leopardi
56. Di Pietro Giordani.
Milano 15. aprile [1817]

Signor Contino Carissimo. Questa le parlerà de’ nostri studi: non per fare il maestro-, che starei piuttosto eternamente muto: ma per amor di lei e degli studi e di me, giova cercare in comune quali opinioni possono esserci più utili. Dico dunque che mi pare che a divenire scrit- tore bisogni prima tradurre che comporre; e prima comporre in prosa che in versi. Ella vede anche in pittura che prima di comporre si copiano lungamente i disegni e i dipinti de’ maestri: La principal cosa nello scrivere mi pare la proprietà sì de’ concetti e sì dell’espressioni. Que- sta proprietà è più difficile a mantenere nello stile che deve abbondar di modi figurati, come il poetico, che ne! più semplice e naturale, com’è il prosaico: e però stimo da premettere al tentar la poesia un lungo esercizio di prosare. Questa proprietà anche nella prosa domanda lunga consuetudine di concepir con precisione, e di trovare a’ precisi con- cetti le parole e le frasi che a punto rispondano. E perciò parmi neces- sario di aver molto meditato gli scrittori che più furono perfetti; e per appropriarsi la loro virtù farsi loro interpreti. Ella vedrà spessissimo accadere che un debole e mediocre scrittore voleva dire una cosa, e non riesce a dirla; voleva dire una cosa, e ne dice un’altra. E come siam fa- cili ad ingannare volontariamente noi stessi, perchè abbiam detto quel che potemmo, crediamo di aver detto ciò che volevamo. Ma chi tra- duce, ha innanzi il suo originale, che Io convince e lo disinganna; e persevera (se è di buona volontà) finché abbia nettamente e intera- mente espresso il concetto del suo autore. VS. mi ha dato già segno di ottimo giudizio significandomi di non volersi ingombrare e conta- minare la mente con letture moderne di nessuno da un secolo in qua: e, fa benissimo. Io poi vorrei pregarla a leggere e tradurre de’ prosa- tori greci più antichi, Erodoto, Tucidide, Senofonte, Demostene, che sono candidissimi e ottimi fra tutti; e per aver colori da imitare quella