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Del secondo dell’Eneide che ancora non ho sentenziato, non ha da me avuto esemplare altro Letterato che i tre a Lei noti. A questi soli e con effusione di cuore ho scritto, soddisfacendo benché con alquanto palpito a un vecchio e vivo desiderio. Che il mio libro avesse molti difetti lo credea prima, ora lo giurerei perchè me Io ha detto il Monti; carissimo e desideratissimo detto. A lui non iscrivo perchè temo d’increscergli, ma Lei prego che ne lo ringrazi in mio nome caldamente. Ma ad un cieco è poca cosa dire, Tu esci di strada; se non se gli aggiunge, Piega a que- sta banda. Niente m’è tanto caro quanto l’intendere i difetti di una cosa mia, perchè ne conosco l’immensa utilità, e mi pare che visto una volta e notato un vizio, abbia poi sempre in mente di schivarlo. Ma a ninno ardisco chiedere che me li mostri, per- chè so esser cosa molestissima il ripescare i difetti di un’opera, singolarmente quando il cattivo è più del buono. Intanto Ella sappia che una copia del mio libro è già tutta carica di corre- zioni e cangiamenti.3 Vorrei qualche volta essermi apposto e aver levato via quello che a Lei e al Monti dispiace, ma non 10 spero. Ella dice da Maestro che il tradurre è utilissimo nella età mia, cosa certa e che la pratica a me rende manifestissima. Perchè quando ho letto qualche Classico, la mia mente tumul- tua e si confonde. Allora prendo a tradurre il meglio, e quelle bellezze per necessità esaminate e rimenate a una a una, piglian posto nella mia mente e l’arricchiscono e mi lasciano in pace. 11 suo giudizio m’inanimisce e mi conforta a proseguire. Di Recanati non mi parli. M’è tanto cara che mi sommini- strerebbe le belle idee prerl un trattato dell’Odio della patria, p[er] la quale se Codro non fu timidus mori,4 io sarei timidis- simus vivere. Ma mia patria è l’Italia p[er] la quale ardo d’amore, ringraziando il cielo d’avermi fatto Italiano, perchè alla fine la nostra letteratura, sia pur poco coltivata, è la sola figlia legit- tima delle due sole vere tra le antiche, nè certo Ella vorrebbe che la fortuna l’avesse costretto a farsi grande col Francese o col Tedesco, e internandosi ne’ misteri della nostra lingua com- patirà alle altre e agli Scrittori a’ quali bisogna usarle; come spes- sissimo è avvenuto a me che tanto meno di Lei conosco la mia