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pare affatto necessario a divenir grande scrittore, e proprio all’età gio- vane: onde fa pietà il povero Alfieri, accortosene tardi, e postosi di cinquant’anni a quell’opera che sarebbegli stata utilissima trent’anni innanzi. Vede VS. i pittori, come siano impossessati de’ principii, darsi a copiare le tavole de’ maestri più eccellenti; per imparare in qual modo la natura meglio s’imiti e si esprima. Così agli scrittori bisogna; e savia- mente col suo maturo giudizio lo ha presto inteso VS. la quale ben presto sarà un onore d’Italia; come già è un miracolo di Recanati. Non pensa VS. di fare per l’Italia un giro, per conoscere quel moltissimo che vi è di cose belle, e quel poco che abbiamo d’uomini valenti? Milano ha pure il Monti e il Mai, che meriterebbero anche assai più lungo viaggio. Si è qui stampato ora un libretto raccogliendo alcune cosette mie vecchie.1 Appunto perchè è cosa forse da vergognarsene, e certo da non superbirne, voglio mandarlo a VS. in segno di confidenza; e come piccolissima mole gliel mando per la posta: ma perchè le poste si dilettano di confische, gradirò un cenno di VS. che le sia arrivato. Mi perdoni la prolissità di queste ciancie;.colle quali temo d’averla fastidita, mentre volevo pur mostrarle che non per animo cupo, ma per cautela ragionevole fu meno aperto il mio primo scrivere. E per fine con affettuosissima riverenza me le do e dono, mio bravissimo e amabile Signor Contino, suo cordial servo pietro Giordani

48. A Giuseppe Acerbi.
Recanati 21 Marzo 1817.

Stimatissimo Sig.Ie La sua pregiatissima dei 12 corrente mi presenta un enimma che non so diciferare. E oggi un mese che ho mandato alla posta l’Inno a Nettuno indirizzato non a Lei ma al S.r A.F. Stella, e veggo bene che d’ora innanzi perchè le Lettere e altre cose vadano, e dove debbono, bisogna montare in posta e portarle da sè, e tenerle ben chiuse in tasca, che non ti si rubino.1 L’in- dirizzo fu scritto sotto i miei occhi, ed io lo lessi, nè so nè posso comprendere a qual bizzarra mente sia venuta la fantasticheria