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tamente ho giudicato degnissimo della Biblioteca Italiana e destinato ad ornarne il Fascicolo del prossimo Aprile. Io la ringrazio perciò infi- nitamente e la supplico a volermi graziare di altri consimili favori, spe- rando ch’io sarò il primo a pubblicarlo e ch’Ella non l’avrà dato a nessun altro contemporaneamente, della qual cosa la pregherei avvi- sarmene. Spero ancora che il ritrovamento del Codice non sia uno de’ soliti pretesti per dar pregio alla poetica composizione, ed Ella mi farebbe cosa gratissima col primo corso di posta a spedirmi almeno una dozzina di versi greci cominciando dal primo, qualora non fosse indiscreto il chiederglieli tutti; il primo e l’ultimo ch’Ella cita essendo tali da potersi fare anche da chi si fosse dilettato d’imporne. Valen- domi del giudizio di un grandissimo Maestro'’ le confiderò che l’Inno per se non fu giudicato di sommo merito, e quindi inferiore a que’ di Callimaco e de’ supposti di Omero. Si pensa che sia un esercizio scolastico di qualche grammatico o rapsoda e vi si vede troppo la imi- tazione fredda e servile. Ma la sua traduzione fu lodata ed ha tutta la fisonomia di fedeltà. Una dozzina di versi originali ce ne darà ancora più la prova. Anche le due Anacreontiche sono state applaudite, e il tutto insieme è gratissimo e gentilissimo dono. Io gliene ripeto le espres- sioni della mia gratitudine e me le offro ove posso di cuore dichiaran- domi con tutta la stima Tutto suo devot.mo Servo Giuseppe Acerbi D.re P.S. Mi farò un pregio di mandarle 40. Copie del suo Libretto se Ella le aggradisce.

47. Di Pietro Giordani.
Milano 12. marzo [1817]

Signor Contino pregiatissimo. Non si maravigli di ricevere così pre- sto una mia seconda lettera. Quando ebbi la sua gentilissima 21. febraio, sapevo che’ella era un signore, d’ingegno e di studi raro; ma non sapevo la sua età: però sinceramente credetti che quella lettera o per isbaglio mi fosse inviata dal suo segretario, quando VS. l’avesse destinata ad altr’uomo; o che VS. volesse burlarsi di me. Quindi risposi con animo alquanto sospeso; vergognandomi di riconoscere quelle tante