45- Di Vincenzo Monti.
Milano 8 Marzo 1817
Egregio e carissimo Sig.r Conte
Dirò cosa alquanto strana, ma vera. Mi si gela il cuore tutte le volte
che mi accade di ricevere il dono di qualche libro, e non so mai tro-
vare la via di rispondere al donatore, perchè le novantanove per cento
la coscienza è in conflitto colla creanza. Sia lode al cielo, e a tutte le
sante Muse che questa volta la creanza è d’accordo colla coscienza,
e che ambedue si abbracciano come la Giustizia e la Pace del Salmi-
sta. Voglio dire ringraziato sia Dio che posso lodarvi senza gravarmi
di alcun peccato. Dico adunque, e il dico sinceramente, che la vostra
versione del secondo dell’Eneide mi è piaciuta e mi piace sopra ogni
credere. Nè per questo giurerò che ella sia senza difetti: chè anzi non
pochi me ne saltano agli occhi, e qualcuno ancora non lieve. Ma le
bellezze diffuse per tutto il corpo del vostro lavoro son tante, e tale
è l’impasto del vostro stile, che la ragione della Critica o non ha tempo
o non ardisce di fermarsi sopra le mende: delle quali col maturarsi degli
anni, e coll’internarvi sempre più nei segreti dell’arte voi stesso un
giorno vi accorgerete, e vi farete ottimo castigatore di voi medesimo.
Intanto siate contento anzi superbo dei primi passi che avete fatti in
una carriera che al volgo sembra sì facile, e a chi ben intende è la più
ardua di quante mai possa correre l’umano intelletto. E state sano.
Vostro Obb.mo Serv.c ed Amico
V. Monti
P.S. Avvertite lo Stella che nella stampa sono trascorsi parecchi
errori e non lievi.
Stimatissimo Signore
Coll’ultimo corso di posta ho ricevuto a me diretto il nitidissimo
manoscritto dell 'Inno a Nettuno1 che subito letto ed esaminato atten-