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già le sarà notissimo avvenire come a me a molti altri, che io sapendo sopra qualunque opera letteraria il parere anco di venti letterati, fo conto di non saper nulla quando non so il suo. Nè sono sì scempio che non conosca valere assai più una sua ripren- sione, che la lode di cento altri; ma anco per riprendere biso- gna leggere, e la lettura di un migliajo di versi cattivi è suppli- cio intollerabile a un vero letterato. Se le piacerà di non rigettare la mia povera offerta, io potrò ricordandomene, dir qualche volta per vanto, che il dono di un mio libro fu accettato da Lei. Che se mi è lecito chiederle altro favore, la supplico che non isdegni di tenermi sempre per innanzi Di Lei Stimo Sig.re

Umilismo Devmo Servitore
Giacomo Leopardi

Recanati 21 Febbrajo 1817 37- Ad Angelo Mai. Recanati 21 Febbrajo 1817. Stimatissimo Sig.rc Sarei pazzo se avendo avuto il passato anno la buona ven- tura di conoscere i suoi caratteri e la sua cortesia, non istudiassi quanto è a me di prolungarne gli effetti. Il mio Frontone inde- gno di veder la luce torna a me,1 e starà per innanzi in tene- bre eternamente. Può dir altri che io ho gittato quella grossa fatica, ma io non reputo inutile un libro che mi ha fatto noto al Mai. L’opericciuola che per mia parte riceverà dal Signor Stella2 mi ha dato occasione di riscriverle. Non presumo che la legga, che sarebbe dargliela ad usura, ma solo che la serbi a memoria non affatto sgradita del

Suo Devmo Obmo Servitore
Giacomo Leopardi.