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grande, perchè secondo il mio scandaglio appresso a poco la mia traduzione non porterà più di quattro fogli circa di stampa facen- dosi in ottavo; poiché, tolte all’edizione latina le note, la versio- ne, i prolegomeni, le appendici, resta ben poco di testo. Se mi è lecito parlarle della mia traduzione, le dirò che la ho fatta con tutto il possibile studio, non avanzando una parola senza averla maturamente ponderata, e con tutta la cognizione delle due lin- gue di cui io sono capace. Credo che poco di meglio possa uscire dalla mia povera penna, e a me pare di esserne soddisfatto, che non è solito. Quando le piacesse di farne uso, vorrei che mi sapesse dire se le par conveniente il porle a fronte il testo greco che riuscirebbe utilissimo, avendolo il Mai dato in lettere maiu- scole, in modo che non si può leggere senza infinito incomodo. Allora accanto alla mia traduzione io le manderei il testo scritto leggibilissimo e chiaro di mio pugno in lettere ordinarie cogli ac- centi. Ma in ogni modo il testo non è di necessità. Se ella non troverà l’impresa di sua convenienza, bramerei si compiacesse dirmi a qual parte potrei rivolgermi con isperanza di buon esito. La prego a darmi qualche buona nuova del secondo libro del- l’Eneide speditole il settembre passato. Condoni questa impor- tunità a chi non ha altri pensieri nè piaceri in tutta quanta la vita che questi, e tra la speranza e il timore per la sorte de’ suoi figli prova tutti i furori e le smanie dell’impazienza. Le accludo le correzioni per lo stesso libro mandatele nella sopraccennata mia lettera, le quali, se non giungessero in tempo pel contesto, dovranno porsi nell’errata. Pieno di riconoscenza e di stima, salutandola cordialmente da parte della mia famiglia, mi dichiaro

tutto suo
Giacomo Leopardi
35. A N.N.

[s.d., ma Recanati, 2 febbraio 1817] Dal signor Antonio Fortunato Stella di Milano fu spedito il 14 Decembre passato, al negozio Marsoner e Grandi un pacco