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Sonzogno voluta prenderne l’impresa se non assicurato da un’as- sociazione, questa si è trovata in un momento, e l’opera è già uscita tutta colla più grande eleganza.5 Tutti stampano, e sola- mente a noi miserabili non è concesso di stampare nulla. Quando abbiamo scritta e copiata un’opera non abbiam fatto niente. Con- vien languire anni interi, e poi gettarla sul fuoco. Sono otto mesi che ho spedito a Milano due lunghe opere4 a chi mi avea pro- messo di stamparle a suo conto. So che le ha ricevute e che le tiene sul suo tavolino, ma non altro, e son per iscrivergli che il freddo mi obbliga a ridomandargliele per servigio del foco- lare domestico. Non un solo Idillio di Mosco da me tradotto, ma l’intera tra- duzione delle sue poesie, come anche della Batracomiomachia con due lunghissimi discorsi preliminari e con un articolo anonimo5 ha pubblicato del mio lo Spettatore, ma il discredito in cui è caduto quel Giornale ora veramente pessimo e diretto da uno dei più meschini letterati di Milano,6 senza giudizio e senza scelta, fa che tutto quello che vi comparisce cada in dimen- ticanza il giorno dopo, e però io, potendo farvi inserire quel che voglio, non vi mando se non le cose di cui poco mi curo, amando meglio che le altre restino inedite di quello che sieno così strapazzate. Augurii infiniti e sincerissimi di felici feste le ritorno anche da parte di quelli ai quali si è compiaciuto d’inviarli per mezzo mio. Il Zio Antici vuol che le scriva che egli spera di presto riverirla, in persona. Ringraziandola di nuovo interminabilmente della gran bontà che ha avuta per me, la supplico a ricordarsi del peso che m’hanno imposto i suoi favori, e mi dichiaro

Suo Devmo Obblmo Serv'e
Giacomo Leopardi

Recanati 20 Xbre 1816