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A Francesco Cancellieri. |
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Mio pregiatissimo Sig. Prone ed Amico
Anche a me pareva impossibilissimo che la stampa del mio
Libretto potesse farsi per soli S. 37:20, e solamente il non avere
il Sig. de Romanis parlato di Fogli o d’altro nella sua nota, al
contrario di quanto avea fatto ella dandomi quella del Conte-
dini, mi avean mosso a dubitarne.
Io avea spedito costà il mio opuscolo sperando che la spesa
per la stampa non avesse a montare a più di una dozzina circa
di scudi. Ma quello che si chiede da cotesti stampatori, forma
una somma di cui non conviene che io disponga, e però debbo
consentire che il mio Libretto rientri nell’obblio, e vi resti se
sarà necessario, in eterno. Prego però Lei a farlo avere al Zio
Antici, che troverà mezzo di rimettermelo.1
Volgersi ad altra parte sarebbe inutilissimo. Ci vuol la pre-
senza, caro Sig. Cancellieri, e senza la presenza non si fa nulla.
A Milano si stampa quel che si vuole da chi ha la fortuna di
trovarvisi, e tutto a conto degli Stampatori o con sicurezza del-
l’esito. Il Mai nel Corso di dodici mesi scrivendo infaticabil-
mente e stampando appena ha scritto, ha pubblicate sette o otto
opere una dopo l’altra in superbissime carte, dalla prima Tipo-
grafia di Milano e d’Italia, eccetto quella di Bodoni che forse
non la supera. Io so di un altro giovane, disprezzato anche comu-
nemente dai letterati, il quale non è in istato di rimettere in
un’impresa, e stampa continuamente col più gran lusso, e torna
sempre a stampare alzando il prezzo delle sue cose invece di
diminuirlo.2 Solamente le opere vastissime si stampano in
Milano per associazione, le altre d’ordinario a tutto rischio del-
l’intraprendente: e le associazioni poi si trovano così facilmente
che in quest’ultimi mesi il Fiocchi (il quale so per relazioni a
voce, essere un uomo disprezzato da tutta Milano), volendo pub-
blicare la sua pessima traduzione dell’Iliade, e non avendo il