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Biblioteca Italiana, come in quello di Mad. di Staél e nella Lettera al Bettoni sopra i Ritratti degl’illustri Italiani e viventi,2 l’avea riputato maggior dell’invidia. Scrissi l’altro articolo, mosso ad ira non tanto dalle opinioni della Dama quanto dalla miseria de’ suoi nemici. Ma già prevedea che di simili articoli sarebbe stata gran folla, ed Elleno ottimamente hanno avvisato di sopprimere quella quistione che agl’indifferenti venia in fastidio, e all’Italia non facea onore. Perciò Ella non ha potuto mandar fuori veruno de’ miei articoli, ma molto più per quello che Ella non dice e debbo dir io, cioè che ambedue erano indegni di venire in luce nella sua preclarissima Biblioteca. Le rendo grazie della obbligante maniera che ha voluto usar meco, e se co’ miei scritti potrò recar mai qualche minimo giovamento al suo Giornale, benché io sia persuaso di noi poter meglio in altra guisa che tacendo, farò quanto sarà in me per mostrarle sempre più chiaro che sono Di Lei Pregiatissimo Signore

Umilmo Obbedmo Servo
Giacomo Leopardi

Recanati 17 Novembre 1816

23. A Francesco Cancellieri.
[Recanati 25. Novembre 1816.]

Stimatissimo Sig. Il Cav. Antici mi ha fatto leggere il paragrafo della sua Lettera ultima che riguarda me, pel quale e per la memoria che di me conserva le debbo già infinitamente. E nondimeno invece di sminuire il mio debito, vengo ad aumentarlo col supplicarla di nuovo favore. Ella mi dice quello che io già prevedea, che in cotesta città nessuno Stampatore può mettersi all’impresa di stampare un libro a suo conto. Ora io vorrei servirmi dell’altro mezzo che suol valere per tutto, ed è quello dei contanti, e però prendo a inco-