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il traduttore non ha notata, se non p[er] far vedere che egli non ripeteva, ma come che sia, aggiungea. p. XX. v. io. Essendo costume degli eruditi (ora con ragione trasandato dai Tedeschi e dagl’inglesi, ma necessario in Italia) quando usano passi greci, di apporvi la propria trad. e non l’altrui ovvero di citarne l’autore, credè il trad. che la versione del passo di Eliano fosse dcll’Ed. Vede ora di essersi ingannato, ma certo quella trad. benché non prescelta a bella posta, favorisce più che non deve la sentenza di chi ne fa uso, a differenza di quella di Teodoro Gaza la quale ha et Frontini nostrae aetatis viri consularis. Converrà però cangiare il passo del trad. in questa guisa. L’Ed. lo reca tradotto dal Robortello così. Volonterosamente il trad. modera nella stessa pag. le sue espressioni scrivendo: che come egli inclina a credere, esercitò Front, sotto Adriano. Due sono gli argomenti che adduce in favore della sua congettura. p. XXIV. Sembra che l’essere stato Frontone vecchissimo quando scrisse la lettera de Nep. amisso non provi nulla. Che vale cercare le epoche della sua vita quando si conosce la data della sua lettera? Tutta la sua vecchiezza non può fare avanzare questa data di un passo. Riman sempre certo quello che il trad. ha osservato che se la lettera fu scritta al tempo della spedizione contro i Catti il nipote di Front, supposto avere sei o sette anni verso il fine dell’impero d’Antonino Pio ne aveva allora circa dieci e se fu scritta al tempo della guerra Marcomannica (che è men verosimile p[er] la ragione accennata nel Discorso) ne aveva circa quindici. Se il Ch. Ed. pensa che egli ne avesse di più, viene a dire conseguentemente che egli era fanciullo al tempo di Antonino Pio, se di meno non ha ragione per farlo perchè le espressioni di Front, (p. 208. v. 4.) non ve lo spingono in verun modo. L’epoca del Consolato di questo Nepote concorda benissimo, come si è dimostrato, con quella della sua nascita: e quanto alla congettura deU’Olivieri non è da farne caso.