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p. 133. v. 9. Piace al traduttore di scrivere tale è la sua indole giusta il parere dell’Editore, sebbene trattandosi nel fine della lettera di una malattia di Montano, avesse dapprima creduto che le parole ita generatus est appartenessero al fisico piuttosto che al morale. p. 143. v. 6. Senza dubbio secondo l’osservazione del Ch. Editore dee tradursi: Anche a me essendo venuto a trovarmi nella mia villa suburbana, in tempo che mi sentia men bene, frase del Boccaccio, non la finì mai ec. p. 200. v. 5. Il traduttore riconosce il suo errore nato principalmente dall’aver egli considerata la parola vesperi piuttosto come genitivo che come ablativo, e però cancella la nota, e ripone: perchè dopo il bagno della sera la si trovava mal ferma. p. 212. v. 4. Conviene emendare la inavvertenza che ha fatto porre: lusingato per lusingare, quasi blandiri fosse verbo attivo. p. 224. lin. 15. Piace al traduttore come al Ch. Editore di emendare il luogo in tal guisa: Sì sì anche lo stesso Platone sino al fine estremo della vita si cuoprirà del mantello ec. Il Traduttore avea creduto che Platone si prendesse per la setta come spessissimo avviene presso gli Scrittori Greci e latini, ma quel doppio ipsi ben considerato gli persuade che qui si parli del solo Platone. p. 250. v. 11. Fatica dee veramente porsi in vece di sventura. p. 252. v. 5. Si accorda il traduttore col Ch. Editore in credere che sia bene porre: della loro affettatamente armoniosa disposizione. ivi. v. 8. Il Traduttore non ha mai posta la preposizione o il segnacaso alle parole che nel testo si trovano tra lagune, in ablativo o dativo simile, perchè era impossibile sapere il loro vero significato. Qui però egli conosce come l’esimio Editore che clipeo vale collo scudo e però rifabbrica il luogo così: questo genere dì eloquenza T’è mestieri combattere nelle orazioni... «molto» ... collo scudo di Achille, non agitar la pìccola targa etc.