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vivamente di poterla servire, e dare a conoscere il conto, che faccio della sua degnissima persona. Le auguro di vero cuore, che la fama dei suoi tanti talenti già percorsa nella Capitale venga accresciuta dalla sua presenza. La prego infine di salutarmi il S.r C. Carlo, e di credermi immutabilmente

Il Suo Dev.o Obblim.o Serv.e ed Am.o
F. Solari.

Loreto 14 Giugno 1816


18. Di Angelo Mai.
Milano 21. Luglio 1816.

Chiarissimo pregiatissimo Sig.r Conte Leopardi

Ho letto con vero piacere e degna ammirazione l’egregio di Lei lavoro intorno alle Opere di Frontone. Non mi poteva cader in mente che dentro sì stretto tempo potesse condursene a capo una intiera traduzione con note: se non che il genio è superiore alla volgare espettazione. Il Discorso di Lei sopra Frontone è veramente eruditissimo, pieno di savii riflessi e di nuove cose. La Traduzione, benché forse sia tuttavia capace di qualche lieve abbellimento od emenda (e di quale scritto non può ciò dirsi?), le fa certamente distintissimo onore. Le gentili espressioni della Dedica potrebbero lusingare l’amor proprio di chiunque: ma conoscendo io di essere troppo inferiore a quelle lodi, non saprei che pregarlo (nella ipotesi che il libro si pubblicasse, e che Ella a me lo indirizzasse) di moderarne anzi toglierne ogni cosa che a me fosse occasione di rossore.

Avendomi detto il Sig.r Stella, che la S.a V.a desiderava che io facessi qualche esame del suo lavoro, io ho steso alcune brevi osservazioni, che le mando acciocché Ella ne faccia quel conto che le sarà in grado. Devo però dirle che io bensì ho letto tutto il di Lei libro, ma per le gravi straordinarie occupazioni di una stampa non ho potuto per lo più collazionare il testo latino e greco colla italiana Traduzione, ne verificare (se mai in alcuna cosa avessene uopo) ciò che si chiama affare di erudizione. Ella però, prima di pubblicar l’Opera, vorrà, credo, rivederla, e supplirà molto meglio che non avrei saputo far io. Intanto facendole le mie più fervide congratulazioni pe’ suoi studi tanto ampi