Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/148


giacomo leopardi

o di accettare da me tutto il frutto delle mie fatiche e servirsene nella sua Edizione; o di communicarmi quello delle proprie, senza pericolo di perderne cosa alcuna, poiché io servendomene, avrei sempre fatta menzione di esso nè avrei certamente usurpato l’altrui; o in somma a fare in modo che non escissero dallo Stato Pontificio due Edizioni della stessa opera a un tempo solo, cosa inutile, e dannosa ad ambedue. Non conoscendo però il carattere di quel Sig. Cav. ho sospeso tutto, e sino ad ora non ho eseguito nulla. L’opera mia qualunque, abbracciando tutti gli scritti di Africano, con moltissime note e prolegomeni; potrà riempire un tomo in foglio o due tomi in quarto, che a Milano sarebbe facile pubblicare; nè io credo che quella del Marini sia così ampia. Ad ogni modo, ardisco pregar lei d’informarmi se può, e se non le è troppo gravoso, del carattere di quel Signore, o della qualità della sua opera, e dell’effetto che potrebbe fare su di lui la mia proposta. Mi rincrescerebbe di perdere interamente il profitto del mio probabilmente imperfettissimo, ma pure indefesso lavoro. Consento nondimeno a perderlo tutto, quando debba recarle incommodo il soddisfarmi. Le auguro di cuore, carissimo Sig. Filippo, un ottimo viaggio, e una veramente felice permanenza accompagnata, se è possibile, dalla memoria del

Suo
Devm̃o Obblm̃o Servo
Giacomo Leopardi.

Recanati 13 Giugno 1816


17. Di Filippo Solari.
[Loreto 14 Giugno 1816]

Veneratiss.o Sig.r Conte Pañe ed Amico

Le rendo grazie distinte delle cortesi espressioni che si degna usar meco. Giunto in Roma non lasciarò d’informarmi del carattere del marini, analogamente a quanto mi viene da Lei motivato. Desidero


21