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giacomo leopardi

tezza geometrica s’incontrano ad ogni tratto. Io mi anniento nel vedermi innanzi a quei grandi personaggi, che abbracciavano tutto lo scibile colla estensione del loro sapere, e che la natura suol lasciare nel loro secolo senza competitore, in quella guisa che tolse Lucrezio dal mondo nel giorno, in cui Virgilio depose la pretesta, e Galilei nell’anno della nascita di Newton. Io ho divorato il suo libro; che non può essere letto altrimenti; come il librorum helluo, di cui ella parla. Ogni linea mi è sembrata preziosa, ad eccezione di quelle, in cui è fatta menzione di me. Non altri che il suo buon cuore potè farle dar qualche prezzo alle mie tenui fatiche, che non poteano attendere se non di esser sepolte nell’obblivione, e non altri che un insensato potrebbe dimenticare la gratitudine, che le debbo. Frattanto poiché si è compiacciuta già di farmene l’apertura, desidero che ella mi accordi il diritto d’incommodarla ancora qualche volta. Il commercio coi dotti non mi è solamente utile, ma necessario, ed io cercherò con ogni studio di profittare delle istruzioni, che ne riceverò. Sommo favore mi farà ella se vorrà significare all’illustre Sig. Cav. Akerblad i miei più vivi ringraziamenti per l’esame, che ha preso cura di fare del mio libro, e per il giudizio veramente giusto, e sensato, che non ha sdegnato di pronunciarne. Ella mi creda che conserverò verso di lui, egualmente che verso la sua persona una gratitudine immortale, e desidero che la mia età possa garantirmi dal sospetto di simulato. Spero che ella, e l’egregio Sig. Cav. non avranno a noja di esaminare similmente qualche altra debole produzione, che sarei in grado d’inviar loro. Il mio Sig. Padre, ch’ella m’impose di salutare nella sua compitissima, le ritorna i suoi più distinti ossequi, e si unisce meco a renderle grazie di ciò che ella ha voluto fare in mio favore. Se vorrà onorarmi dei suoi comandi, io profitterò con trasporto della occasione per accertarlo della verità delle mie espressioni, e della profonda stima, con cui mi dichiaro

Di Lei Stimatissimo Signore

Devm̃o Obbm̃o Servitore
Giacomo Leopardi

Recanati 15 Aprile 1815


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