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A Paolina e Carlo Leopardi. |
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Bologna 20 Settembre 1826 |
Paolina mia. Ieri ricevetti la lettera del Papà in data dei 12,
e l’altro ieri avevo ricevuta quella degli 11, insieme col baule
e coi formaggi, tutto ricapitatomi puntualmente a casa. Ringra-
ziane Babbo in mio nome tanto e poi tanto, senza fine. Io
attendo, per partire, di aver terminata la correzione di una
stampa, di cui ricevo le prove da Milano, e che è oramai a buon
termine.1 Angelina saluta tanto Mamma, Babbo e voi altri. Sta
sul punto di partorire, e ha qualche doglia ogni giorno. Ha voluto
che io le tenga il figlio o figlia al battesimo, e io (puoi credere
con che gusto) non ho potuto fare a meno di acconsentire. Salu-
tami Babbo, Mamma, Luigi, Pietruccio, Don Vincenzo; e pro-
metti a tutti, e a Pietruccio in particolare, che piacendo al
Signore, io sarò costì fra qualche settimana al più tardi. Allora
poi ti domanderò conto del tuo silenzio. Addio addio.
Cariuccio mio caro. Tu non mi scrivi mai più, e se fosse pos-
sibile, mi faresti dubitare che non mi volessi più bene, o che
fossi inquieto con me.
You will find, at thè same address at
Which I sent you thè moral performations,
Another small hook of mine.2
Credilo, Cariuccio mio; e prima che io parta di qua per riab-
bracciarti, fa’ ch’io veda ancora una tua lettera, e dammi un
poco delle tue nuove. Come ti sei divertito a Sinigaglia? e che
ti parve di quel mondo la seconda volta che tu lo vedesti? Non
è possibile che non ti abbia suggerite molte belle osservazioni,
di quelle che una volta eri solito di comunicarmi, ma ora ne
sei divenuto avaro. Io sto bene, se non fosse la solita ostinatis-
sima stitichezza, che dopo due mesi, mi tornò addosso, appena,
per dir così, montato in carrozza per Ravenna, e non mi lascia