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995. A Paolina e Carlo Leopardi.
Bologna 20 Settembre 1826

Paolina mia. Ieri ricevetti la lettera del Papà in data dei 12, e l’altro ieri avevo ricevuta quella degli 11, insieme col baule e coi formaggi, tutto ricapitatomi puntualmente a casa. Ringra- ziane Babbo in mio nome tanto e poi tanto, senza fine. Io attendo, per partire, di aver terminata la correzione di una stampa, di cui ricevo le prove da Milano, e che è oramai a buon termine.1 Angelina saluta tanto Mamma, Babbo e voi altri. Sta sul punto di partorire, e ha qualche doglia ogni giorno. Ha voluto che io le tenga il figlio o figlia al battesimo, e io (puoi credere con che gusto) non ho potuto fare a meno di acconsentire. Salu- tami Babbo, Mamma, Luigi, Pietruccio, Don Vincenzo; e pro- metti a tutti, e a Pietruccio in particolare, che piacendo al Signore, io sarò costì fra qualche settimana al più tardi. Allora poi ti domanderò conto del tuo silenzio. Addio addio. Cariuccio mio caro. Tu non mi scrivi mai più, e se fosse pos- sibile, mi faresti dubitare che non mi volessi più bene, o che fossi inquieto con me. You will find, at thè same address at Which I sent you thè moral performations, Another small hook of mine.2 Credilo, Cariuccio mio; e prima che io parta di qua per riab- bracciarti, fa’ ch’io veda ancora una tua lettera, e dammi un poco delle tue nuove. Come ti sei divertito a Sinigaglia? e che ti parve di quel mondo la seconda volta che tu lo vedesti? Non è possibile che non ti abbia suggerite molte belle osservazioni, di quelle che una volta eri solito di comunicarmi, ma ora ne sei divenuto avaro. Io sto bene, se non fosse la solita ostinatis- sima stitichezza, che dopo due mesi, mi tornò addosso, appena, per dir così, montato in carrozza per Ravenna, e non mi lascia