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A Nicola Gommi Flamini. |
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Sig. Conte pregiatissimo.
Tornato in Bologna, adempio con piacer grandissimo il debito
che mi corre di render grazie a Vos. Signoria delle infinite gen-
tilezze che Ella si compiacque di usarmi quando ebbi l’onore
di trovarmi seco.1 Non credo già nè voglio con questo essere
sciolto dall’obbligo che io le professo, al quale non potrò sod-
disfare altrimenti che con serbar memoria costante della sua cor-
tesia, e con tenermi desideroso de’ suoi comandi, e prontissimo,
come sono e sarò sempre, ad eseguirli con quanto è il mio poco
valore. Prego istantemente V.S. che mi voglia ricordare e far
riverenza in mio nome al Sig. Conte suo zio, ed al Sig. suo
Cognato,2 veri specchi di gentilezza. E supplicandola a darmi
occasione di servirla dove io sia buono, mi raccomando di cuore
alla sua benevolenza, e con somma stima e vera e viva gratitu-
dine mi dichiaro
Suo dmo obblmo servitore Giacomo Leopardi |
Bologna 16 Agosto 1826
Paolina mia cara cara. Mi affligge proprio profondamente
il sentire che Babbo e Mamma e voi altri siate stati in pena per
me. Credimi che io non sono stato in minore inquietudine, non
vedendo risposta alle ultime mie. Il secondo di Agosto fui obbli-
gato, quasi mio malgrado, a partire per Ravenna,’ e questa è
la cagione del ritardo della mia risposta alla tua 29 Luglio. Spero