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a Bologna a momenti. Qui si vive quietissimi e con ogni sicurez- za, quanto ai privati. Ho veduto il Cardinale, ho veduto il Cano- nico ferito in sua vece, il quale è fuor di pericolo, e sarà pre- sto in piedi.2 Qui ho ricevuta la lettera di Paolina, 29. Luglio, colle loro nuove, che io desiderava da tanto tempo. Lio fatto ricerca dei partiti che si trovano in questi paesi, e veggo che le gran doti sono uscite di moda affatto.3 Il maggior partito di questi contorni è Pasolini di Ravenna, Contessa, famiglia ric- chissima, nobilissima, principale; diecimila scudi di dote in pronti contanti; cinquecento scudi di proprietà della ragazza, lascia- tile dall’Arcivescovo Codronchi suo prozio; corredo a parte; gio- vane bella e di talento e buona. Il padre non si cura di gran trattamento per la ragazza; solamente esigerebbe uno stato esatto ed autentico della casa, e una disposizione che assicurasse lo sposo dal lato dei fratelli. L’affare si concluderebbe prontamente. Se Ella credesse opportuno di prenderlo in considerazione, non avrebbe che a mandarmi lo stato della famiglia in forma auten- tica, e qui si tratterebbe l’affare per mezzi che io le farò cono- scere al suo primo cenno; e si userebbe ogni segretezza. Così prego Lei di usarla circa le informazioni che io le ho date, per non nuocere alla ragazza, in caso di rifiuto. Vedo bene che la dote è piccola, ma non se ne trovano delle maggiori in Roma- gna; il soggiorno di Recanati è in discredito; e l’essere in pronti contanti mi pare una qualità calcolabile, e che possa compen- sare in parte la mediocrità della somma. Tornato a Bologna, cer- cherò più diligentemente in ordine ai partiti di là, quantunque con poca speranza di trovar doti maggiori senza pretensioni eccessive, e senza ripugnanza decisa al soggiorno di Recanati. Da Bologna le scriverò più lungamente e con più quiete. I miei teneri saluti alla Mamma e ai fratelli. Le bacio la mano con tutto il cuore, e le chiedo la benedizione. il suo affettuosissimo figlio Giacomo