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un’anima petrarchesca e un ingegno pari al tuo ci ridesse quelle caris- sime rime adorne di migliori commenti; mentre quelli che abbiamo sinora mi paiono sì ruvidi e massicci da far apparire la poesia dell’a- matore di Laura come vaghissima gemma legata più in ferro o in piombo che in oro. Noi qua devoti delle lettere italiane e del tuo nome deside- riamo di leggere questa tua novella produzione; ond’è che ti prego man- darmene una copia. - Del Goethe io non potea giudicare rettamente come tu fai, mentre di lui non ho letto che le memorie biografiche. Queste però a dirti il vero mi interessavano molto, perchè non so per qual ragione io vado matto per le biografie assai più che per le storie. - La Franceschi ha già cominciato ad obbedire alle tue esortazioni. Anch’io la andava stimolando a coltivare assai la prosa e la filosofia; ed ora vedendo come tu pure a siffatti studi l’hai confortata essa non vuol più oltre indugiare, e già va raccogliendo i suoi Inni che sono in numero di sei per farne tutto un volumetto di rime e pubblicarlo, e non pensare più ai versi. - Le mie Lezioni sono terminate; ed ora non senza mia compiacenza me le veggo raccolte in due grossi volumi manoscritti: e non ho fin qui altro compenso che di guardarli e ripen- sare alla fatica veramente tedesca che ho fatto nello scriverle in meno di cinque mesi. Necessità fa prodi anco i men forti; ed è verissimo. Una sola di coleste Lezioni mi avrebbe, senza lo stimolo del dimani, costato per lo meno un mese di pensieri scritture pentimenti ed altre cose sif- fatte. Puoi bene immaginarti che comincio già a sentirmi il ticchio di pubblicarle; ma mi cade subito l’animo quando penso che coteste robe mediche costano pur tanto, e fruttano sì poca gloria, e durano sì corta vita nella memoria non dirò de’ posteri ma de’ contemporanei. Ed io vorrei pure prima di morire far cosa che reggesse contro l’oblivione; e tu che hai mente vastissima potresti indicarmi una onorata fatica la quale non mi dovesse fallire a vera gloria e durabile. - Sto scara- bocchiando una dissertazione per la prossima adunanza accademica de’ Catenati. Parlo in essa della Commedia italiana, e dico questa non essere perfetta perchè manca assolutamente dello scopo politico; scopo che non mancava, anzi, come sai, formava la parte principale della Com- media greca; di che ci sono testimonie le commedie di Aristofane. Alcuno quà m’ha detto gentilmente ch’io sosterrò un paradosso. Per me noi credo tale; ma pure vuo’ che tu me ne dica il parer tuo. - Dimmi che nuove hai dell'imprimatur de’ tuoi dialoghi: scrivimi amami com’io fo e sta sanissimo. Il tuo Puccinotti Macerata 6 Luglio 1826