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tano, non avrebbe chi gli rispondesse. L’idea di dar quasi una forma drammatica all’utilissima e importantissima storia e pit- tura dei costumi, mi piace infinitamente, e mi par felicissima. Ma nel saggio pubblicato desidererei 1. più naturalezza nel dia- logo, 2. più disinvoltura nelTintrodur la descrizione o la narra- zione dei costumi, in modo che paresse cader nel discorso spon- taneamente, e non per la volontà dell’autore, 3. più interesse e più vita, 4. più pensieri e più forza di filosofia, 5. più vivacità e frequenza di sali, ossia più forza comica. Avrei caro ancora che l’autore inventasse delle situazioni, da poter dipingere i costumi in azione; il che servirebbe alla varietà; all’interesse e all’anima del dialogo; e finalmente alla disinvoltura nel descri- vere i costumi. In somma vorrei che l’autore mettesse in opera la facoltà inventiva, e non si contentasse della prima e generale invenzione, cioè dell’idea di dipingere i costumi in dialogo. Dato che avrò un poco di riposo alla mia mente affaticata per l’assiduo lavoro fatto intorno al Petrarca, prenderò ad esame l’affare del Cinonio, e gliene scriverò. La mia salute è languida e incerta al solito, e il caldo che abbiamo, mi fa nel tempo stesso del bene e del male. I miei cordiali saluti a tutti i suoi. Saluto di cuore anche Lorenzini. Ella mi ami, come fa, e come io l’amo e l’amerò sempre singolarmente. Sono con tutto l’animo

suo vero e cordialiss. amico e sre
Giacomo Leopardi
945. Di Carlo e Paolina Leopardi.
[Recanati] 30 Giugno 1826

Caro Buccio. Nell’ordinario scorso Babbo, per quanto abbiamo capito, ti deve avere scritto, onde da lui avrai rilevato quanto volevi sapere della sua opinione sopra di te. Ma quando anch’egli avesse letto la mia lettera, che non credo, non mi pare che avrebbe niente potuto dedurne contro di te, mentre non vi erano che cose generiche. Che se poi lo volessi persuaso di un perfetto accordo tra il tuo ed il suo